cultura

André Breton: “L'arte di Frida è un nastro attorno a una bomba”
4 minuti e 9 secondi di lettura
Qui si parla d’amore, la più grande opera d’arte.

E quando a crearlo sono due artisti come Frida Kahlo e Diego Rivera, c’è tutto il mondo a intromettersi, a commentare, a partecipare a modo suo, quasi fosse giusto così. Sarà per questo se entrambi suscitano così interesse anche tra chi non è esperto né di arte né di pittura. Ma recepisce, e molto chiaramente, il messaggio: compassione, dolore, bisogno d’amore. Non è forse questo il compito dell'arte? Fine dei commenti da "vado alle mostre e capisco la tecnica". Quegli odiosissimi "sottuttoioguardalaprospettivablablabla" per cui io le mostre le guarderei solo alla tv. Ma poi ci vado, infilo le cuffie (di solito ascolto i Joy Division) e faccio finta di nulla. E qui, vale davvero la pena.

La mostra a Palazzo Ducale è come un biglietto sola andata dentro la vita di due artisti e amanti; centoventi opere, baci rinchiusi nelle fotografie in bianco e nero, infanzie color seppia appese ai muri. Storia di una donna che non sapeva avrebbe fatto così rumore, tanto da superare in gloria uno dei suoi maestri:  Diego Rivera. Ed è da un giovanissimo Rivera che inizia la kermesse, tra autoritratti, murales e le modelle per le quali non hai mai nascosto di provare un’attrazione senza regole. E di regole, nella loro relazione, non ce ne sono state molte se non quelle dettate dallo struggimento più profondo, quel cercare di essere capiti a tutti i costi.

Per tutta la vita ebbero entrambi decine di amanti, anche in comune (come ad esempio Tina Modotti, grande fotografa italiana), lui che la tradisce addirittura con la sorella, lei che anche di questo ne fa un capolavoro artistico dopo essersi tagliata i capelli fino alla vendetta vera:  amare il politico Leon Trotskyi. Eppure, non furono mai capaci di lasciarsi. "Nemmeno dopo la morte", penso davanti a una loro fotografia.
Del resto, la gente che verrà a questa mostra, dal 20 settembre all’8 gennaio,  e che magari ha visto quella a Roma che si è chiusa lo scorso 31 agosto, lo farà anche per entrare in un amore che continua a vivere. E lo dimostrano i quadri di Frida, uno tra tutti: “Diego in my mind”.

Lui che racconta le emozioni politiche tra il Messico e l’America dando voce ai problemi e ai bisogni del suo paese, lei che dipinge le sue di emozioni, dalla passione ai tradimenti del marito, dando vita a un nuovo stile: il “realismo magico”. Lei che forse è stata la prima artista al mondo a vivere dentro i suoi costumi di scena: gli abiti sgargianti, il Messico indossato, le rose tra i capelli, le unghie laccate di rosso, le dita piene di anelli, la famosa stola rossa. Per questo, anche gli abiti e gli accessori entrano a far parte della kermesse così come il taccuino, mai esposto prima, scritto in Italia.
 
“L’elefante e la colomba”, frase della mamma di Frida sulla coppia, poco prima del matrimonio nel 1929, confrontati nel loro modo di dipingere. Camminerete nelle stanze del Ducale e incontrerete lo stesso personaggio (Natasha Gelman) dipinta da entrambi. Ci troverete un Diego che ama profondamente il corpo umano e i suoi difetti, una Frida che racconta l’America senza giudicarla mai, la "paloma negra" che vuole vivere anche se spera di morire presto e liberarsi dalle sofferenze del corpo. Quelle che la costringono a stare a letto anche se lei riesce a fare arte anche disegnando sul suo corpetto di gesso.

Ci sono fotografie di lei che ride e che non lascia traccia dell’incidente avvenuto in bus, qualche anno prima, quando aveva diciannove anni. C’è la famiglia di lei immortalata dal padre, ma anche la storia famigliare di Rivera. Lui maestro e lei autodidatta. Rimarrete senza fiato davanti alla proiezione dei suoi diari anche se non ci sarà la pronipote, Cristina Kalho, che si occupa della fotografia, a raccontarvi l’emozione che si prova. Scoprirete che Frida è stata amata da tanti, ma da un fotografo tra tutti. Colui che in foto le ha regalato il colore che era abituata a indossare nella vita di tutti i giorni.

Come disse  André Breton:  “L'arte di Frida Kahlo è un nastro attorno a una bomba”. E vi sentirete legati stretti quasi che non vorreste uscire più da Palazzo Ducale. Ci troverete lo stupore, anche se di loro avete letto libri, guardato film, partecipato ad altre mostre. E come dice l’autrice del catalogo, Helga Prignitz-Poda: “Ci troverete  la vita artistica di due personaggi che non si sono mai condizionati, ma che si sono vissuti fino alla fine”.  Che poi, esiste davvero la fine a un amore così?