cronaca

A nulla sono valsi i tentativi per posticipare la Kermesse
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E' il Festival  Rai degli sgambetti e dei colpi bassi, e perchè no, di dure prese di posizione in barba a tutto. In primis alla pandemia e non meno importante alla dignità di tante, troppe categorie.


E' il Festival del Teatro Ariston, è il festival dello sperpero, è il festival dei tamponi gratuiti (solo ed sclusivamente per le migliaia di persone Rai, dei cantanti e dello staff), è il festival della presa in giro e della rabbia. Una rabbia che spesso si trattiene per paura.

Il Covid19, palesemente prevedibile, continua la sua avanzata in un territorio stremato dalle restrizioni "mordi ma non fuggi", da una situazione economica allarmante e da poche briciole buttate per terra come lo si fa per i piccioni. I grandi presentatori, pagati centinaia di migliaia di euro per regalare leggerezza agli italiani  insistono a definirlo il " Festival della ripresa" ma i più si chiedono " per quale ripresa?"

Una settimana dove il coraggio e la capacità imprenditoriale vengono costantemente mortificati da una Kermesse che quest'anno non porta loro nulla. La stessa storica Kermesse che per Sanremo, da oltre 70 anni, rappresenta la boccata di ossigeno, la vetrina mediatica, il riscatto, la gioia e lo show.

Una Sanremo, oggi più che mai, costretta a guardare il tutto dalla finestra, la stessa Sanremo che vede tanti  dei suoi commercianti costretti a chiudere perchè non vi è stata la volontà di dare loro la possibilità di andare avanti. Quella Sanremo, sempre lei, che ha chiesto di rinviare la manifestazione in un periodo più tranquillo per vestirsi a festa, per continuare ad essere la fedele coprotagonista dell'evento più mediatico in assoluto.

Un evento fatto di musica, di movida, di cene, di gossip, di caccia agli autografi, di assembramenti, di soste davanti agli alberghi, di canti, di selfie, di speranze, di attese. Insomma la  Sanremo che voleva difendere la sua indetità ma non ce l'ha fatta.

Nessuno le ha dato ascolto: dall'Amministrazione ai vertici Rai. Chi per interesse, chi per palinsesto. Ed ecco il risultato: pugni nello stomaco, affitti da pagare, personale a casa, silenzio e tristezza. La Sanremo ricca, quella dei negozi, dei bar, dei drink, delle belle scarpe, dei grandi marchi, dei super ristoranti, degli alberghi di lusso... ora ridotta ad una triste Signora.

Ci si chiede "perchè arrivare a tanto quando si poteva rinviare il tutto?" Inutile negarlo: la coppia Sanremo - Festival è sempre stata il simbolo indiscusso di eleganza, di vip, di grandi ospiti, di menù ricercati, di riscatto di una Regione particolarmente difficile da gestire, a partire dai trasporti, ma sempre la stessa Regione che, se chiamata, è in grado di rispondere alle esigenze più disparate mostrandosi forte, determinata e ospitale.

Ecco: Sanremo è tutto questo. Una città che, indipendentemente dalle tipiche magagne che caratterizzano ogni singolo comune, è sempre riuscita a dare il meglio di sè per essere la Regina indiscussa dell'evento per eccellenza.

Chi poteva difenderla non l'ha fatto nonostante la minaccia dell'ovvietà fosse alle porte. L'ha mortificata. L'ha lasciata da sola. Sola come le tante categorie di artisti che ,o per un ma o per se, da oltre un anno sono fermi in attesa.

Probabilmente la scenografia modello navicella spaziale è mirata a trasportare tutti in un' illusione, in un mondo diverso... dove tutto è possibile. Ma non funziona così. Per il teletrasporto non è momento.