cronaca

Lunedì 18 maggio riapriranno anche i ristoranti
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“Su quasi 500 iscritti alla federazione italiana cuochi in Liguria la metà non ce la faranno ad andare avanti”. Questa la drammatica fotografia scattata da Alessandro Dentone presidente dell’associazione chef Genova e Tigullio a pochi giorni dalla riapertura dei locali prevista per lunedì 18 maggio. Si riaprirà ma nulla sarà come prima dello scoppio della pandemia.


Capienze ridotte, quattro metri quadrati per ogni cliente, due metri tra un tavolo, dispenser igienizzanti obbligatori
sono queste alcune delle nuove misure del documento tecnico sulle “ipotesi di rimodulazione” redatto dai tecnici dell’Inail (istituto nazionale assicurazione infortuni sul lavoro ) e dell’istituro superiore di sanità. Per quanto riguarda le mascherine i clienti dovranno utilizzarle mentre si è in attesa del tavolo, in fila, alla cassa o per andare in bagno, sarà invece obbligatoria per i cuochi e per i camerieri. Il testo non detta ancora le disposizioni definitive ma spaventa tutta la categoria.


“Andare a cena al ristorante è un piacere ma se l’ambiente diventa un ‘sub reparto covid’ significa non godere più di quella che è l’esperienza ristorante” questo il primo amaro commento a caldo di Dentone.
“Avremo difficoltà per gli spazi dei ristoranti tipici, non solo nelle cucine ma anche nelle piccole sale che caratterizzano le trattorie liguri in particolare nei centri storici – sottolinea - e se uno non ha spazi anche esterni è destinato a non poter far nulla”.


A spaventare il presidente dell’associazione chef Genova e Tigullio non è tanto la fase dell’emergenza ma il dopo: “quando sicuramente qualcuno rimarrà solo, quando qualcuno non avrà veramente più niente”. L’altro timore è quello “di ritrovarci con regole fatte e scritte da dei burocrati che all’interno di un ristorante sono entrati solo per una cena, di subire regole scritte da altri siamo stufi anche perché un conto è farlo quando tutto va bene e il portafoglio è pieno ora le subisci meno volentieri”.


“Noi siamo una categoria che siamo nati per assumere non per licenziare – conclude Dentone – ma se gli aiuti non arrivano non so come si potrà andare avanti: io non ho ancora ricevuto i 600 euro, ho 26 dipendenti in cassa che non hanno ancora ricevuto nulla, con l’attività dei bistrot tra Liguria e Piemonte ho perso trecentomila euro, con l’azienda di catering centocinquamilaeuro senza considerare i matrimoni e le cerimonie saltate”. Lo chef prende fiato “forse è meglio non pensarci siamo fermi da due mesi ma sembrano vent’anni, il tempo non passa”.