cronaca

Il ministro Boccia: "Lo scudo è sul tavolo, niente ricatti da ArcelorMittal"
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 "Il ricatto noi non lo subiamo, è evidente che se Mittal continua così sarà chiaro a tutti che è stato un errore venderla a Mittal. Lo scudo non è un problema perché lo scudo è sul tavolo, ed è stato messo sul tavolo dal Presidente del Consiglio e da tutto il Governo in maniera compatta". Così il ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia: "Noi ci aspettiamo che Mittal torni indietro rispetto al ricatto fatto. Il Paese ha reagito in maniera compatta, dal Governo ai lavoratori alla magistratura", afferma Boccia


"Voglio dire con chiarezza a Mittal che saranno ai lavoratori stessi a non consentire la chiusura degli altiforni  - prosegue Boccia -. Mittal ha capito in questi giorni che il nostro non solo è un Paese serio ma è un Paese che se viene ricattato reagisce. Ora ci aspettiamo l'ultimo atto da parte di Mittal, se tornano indietro saranno i benvenuti ma se non tornano indietro la nostra reazione sarà dura". "Se Mittal non ci sarà - ha concluso Boccia - toccherà all'amministrazione straordinaria, ma lo scudo servirà a chiunque si dovrà occupare di Ilva".


REGIONE LIGURIA E SINDACATI - Preoccupazione forte per il futuro di Ilva è espressa anche dall'assessore allo Sviluppo economico di Regione Liguria Andrea Benveduti: "Siamo molto preoccupati per Taranto, per Genova, per Novi Ligure e per tutti gli stabilimenti. Non sappiamo che dire, ci aspettiamo un cenno di vita da parte del Governo ma siamo preoccupati che questo cenno di vita possa essere ancora peggiore di quello che hanno fatto finora. Parlare di nazionalizzazione con l'azienda in mano a certi soggetti fa tremare le vene ai polsi" conclude Benevduti.

Sulla stessa lunghezza d'onda anche i sindacati. Luca Maestripieri, segretario generale Cisl Liguria chiede una risposta rapida al Governo e sottolinea l'importanza del ruolo che la siderurgia ricopre nell'economia dell'Italia: "Noi non ci rassegnamo all'idea che in questo Paese non si possa fare siderurgia. Un Paese che è ancora la seconda potenza industriale manifatturiera in Europa e che difficilemnte manterrebbe la sua posizioni perdendo l'Ilva e la siderurgia".

"L'unica strada possibile per risolvere la situazione è che Arcelor Mittal rispetti gli accordi. Non ci sono altre possibilità di intese diverse. Qualsiasi altra ipotesi può essere suggestiva ma è senza concretezza. Tant'è che il governo che sta cercando di imporsi su A.Mittal dicendo che il recesso è irregolare ". Così ha commentato il segretario generale della Uilm Rocco Palombella, sottolineando però che è necessario ripristinare lo scudo penale e sciogliere il nodo dell'Altoforno 2 per non dare più alcun alibi all'azienda. D'altronde, spiega ancora il leader dei metalmeccanici della Uilm, "io penso che al momento qualsiasi soluzione che preveda l'ingresso di altri produttori stranieri sia impossibile perchè il governo non può avocare a sè la responsabilità e affidare lo stabilimento a qualcun altro. Arcelor Mittal ha vinto una gara. Quindi -ribadisce Palombella- qualsiasi altra ipotesi è suggestiva ma priva di concretezza. Tant'è che il governo, a ragione, sta cercando di imporsi su A.Mittal sostenendo che il recesso è irregolare. Per qualsiasi altra soluzione servirebbe che i commissari diventassero nuovamente gestori e poi nuovo bando di gara internazionale: ci vorrebbe più o meno un anno di tempo ma gli stabilimenti non possono certo stare un anno in queste condizioni".

Per Palombella però è anche necessario che il governo risolva il problema dello scudo penale "togliendolo, abbiamo dato un bazooka in mano all'azienda" e dell' Altoforno 2. "Se la Procura sostiene che va fermato non ci si può opporre", dice spiegando che però allora basterebbe intervenire sull'Altoforno 5 con tempi di circa un anno, trovando un accordo con A.Mittal per la gestione del periodo di transizione senza ricorrere all'esubero di 5.000 lavoratori come richiesto dall'azienda.
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