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L'ex sampdoriano è in quarantena nell'isola di Albarella, lontano dalla sua Mantova
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Emiliano Bonazzoli, centravanti della Sampdoria alla metà dello scorso decennio e vittima di due gravi infortuni che ne frenarono il grande talento, è alle prese con il Covid-19 per motivi familiari: "Fino a un mese e mezzo fa - dice a Il Posticipo - vivevo a Milano. Poco prima che ci fosse il lockdown, io, mia moglie e mio figlio abbiamo deciso di trasferirci nell’isola privata di Albarella in provincia di Rovigo: io sono disoccupato, mia moglie lavora nell’Università che al momento è chiusa e mio figlio non può andare a scuola. Abbiamo scelto di venire qui finché la situazione non migliora: vedremo se prolungare o meno queste ferie forzate. Qui può entrare solo chi è residente oppure chi ha domicilio: ci sono 3-4 famiglie su 2000-3000 case, siamo immersi nella natura e non c’è il pericolo di incontrare gente o fermarsi a parlare".


"Purtroppo da una settimana - aggiunge - il mio papà ha preso il coronavirus: adesso è ricoverato all’ospedale di Mantova, non è intubato, ma fa fatica a respirare perché ha avuto una polmonite. I sintomi erano quelli: lui ha quasi 70 anni ed è molto ansioso. I dottori però mi hanno detto che sta abbastanza bene. Io sento mia mamma che adesso è in quarantena. Mi dispiace che in questo momento siano divisi. Sono in contatto coi medici, per fortuna sento spesso il mio papà."
Il futuro? "Quando tornerà tutto come prima ci saranno i primi problemi. In questo momento i giocatori sono fermi: chi stava lottando per lo scudetto oppure per un posto in Champions però vorrebbe tornare a fare quello che faceva prima, cioè ad allenarsi ogni giorno e a giocare."

La stagione va portata a termine? "Non so dare una risposta, dipende da quando finirà quest’emergenza. Chi ha un obiettivo da raggiungere vorrebbe ricominciare il più presto possibile, ma in questo momento la salute viene prima di tutto il resto. Bisogna essere certi che tutto sia passato prima di tornare in campo."

Quindi, un pensiero per la Sampdoria: "Genova rappresenta un altro passaggio fondamentale della mia carriera: mi sono trovato bene, mi piacevano la città e la tifoseria. Purtroppo la Samp mi fa tornare in mente anche ricordi spiacevoli: ero all’apice della carriera e mi sono rotto due volte il crociato anteriore in un anno e mezzo. Dopo due infortuni del genere è difficile restare ad alti livelli. Purtroppo non sono riuscito a portare avanti ciò che avevo cominciato".