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In attesa di una seconda fase con Lombardia e Emilia Romagna
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Sarebbe scongiurata in extremis con una soluzione provvisoria "l'ennesima emergenza ambientale", come la definisce il sindaco Marco Doria, del territorio genovese, quella di trovare una collocazione per i rifiuti dopo la chiusura della discarica di Scarpino. Situazione ulteriormente aggravata dopo l'alluvione e la necessità di eleminare le tonnellate di detriti che si sono accumulati.

Soluzione: i rifiuti di Genova e dei Comuni della provincia andranno a Torino, dove l’impianto di trattamento è in grado di accoglierli, agli attuali ritmi di conferimento, ancora per quindici giorni prima di raggiungere il “tetto” annuale fissato dagli accordi tra Piemonte e Liguria. La condizione posta dal Piemonte è che i rifiuti per essere smaltiti più facilmente dovranno essere conferiti di notte.

Nel frattempo, nei quindici giorni di tregua, sarà obbligatorio trovare soluzioni alternative.  Dalla Regione ci sono stati contatti telefonici con Piemonte, Emilia Romagna e Lombardia: alla fine Chiamparino ha dato il benestare alla soluzione che permetterà alla Liguria di rifiatare e pensare alla fase successiva che vedrà coinvolte le altre due Regioni per la fase immediatamente successiva.

La discarica di Scarpino chiude martedì 21 ottobre, quando la Regione abrogherà la legge che permette di conferire in discarica i rifiuti umidi non trattati. I rifiuti andranno in Piemonte: 450 tonnellate al giorno rispetto alle 700 prodotte da Genova. Intanto Scarpino ha chiuso al conferimento di rifiuti dei Comuni della zona. Il sindaco Doria ha scritto al prefetto e alla Regione per chiedere una risposta al problema. La discarica gestita ha esaurito le volumetrie disponibili a causa dei rifiuti causati dall'inondazione del Bisagno di giovedì 10 ottobre.

In tempi non sospetti il presidente di Amiu aveva avvertito che il Piemonte non sarebbe stata la location ideale per lo smaltimenti dei rifiuti. Castagna, anticipando a Primocanale il nuovo piano industriale dell'azienda genovese, aveva svelato le difficoltà con l’inceneritore di Torino e aveva chiesto alla Regione di valutare nuove alternative. Era l'8 ottobre, vigilia della tragedia che oggi provoca oltre duemila tonnellate di detriti al giorno.

“Penso all’Emilia e alla Lombardia.
La Regione ci aveva detto in prima battuta che non erano disponibili, si tratta di vedere se con un’azione più incisiva si possano trovare delle disponibilità nei loro impianti”, aveva detto Castagna. Nelle ultime ore il governatore Maroni aveva comunicato a Burlando la disponibilità della Regione Lombardia ad accogliere parte dei rifiuti genovesi. In mezzo decisioni tardive che, come paventato dal sindaco Doria in due lettere al governatore, rischiano di provocare un'emergenza ambientale che Genova non può permettersi.