cronaca

Nella città di confine il prefetto Michele di Bari per cercare di trovare una soluzione
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Alle 11 presente a Ventimiglia il prefetto Michele di Bari, commissione libertà civili e immigrazione, il cui obiettivo è cercare di trovare una soluzione per la questione migranti L'incontro delle scorse ore tra il prefetto di Imperia Alberto Intini e il sindaco della cittadina di confine Gaetano Scullino non ha portato a una soluzione. Anzi.

Da una parte il prefetto che sottolinea la diminuzione dei reati e lascia intendere la sua volontà di riaprire il centro di accoglienza, dall'altra il sindaco contrario e determinato più che mai a fare valere le proprie ragioni materia di migranti. “Ventimiglia ha già dato - spiega Scullino - e in questo momento sta vivendo un periodo di degrado e sporcizia inaccettabili. Capisco che nessun comune voglia un centro di accoglienza ma, ripeto, Ventimiglia ha già fatto la sua parte. Questo è un problema che necessita di una soluzione e per noi e per i tanti migranti che quotidianamente "bivaccano" in città nella speranza di riuscire ad oltrepassare il confine".

Il timore non solo del sindaco ma anche dei commercianti è che la situazione, complice gli ultimi sbarchi e l'inizio della stagione balneare e quindi delle temperature miti, peggiori nel giro di poco tempo. “Dopo mesi di chiusura - spiegano Dario Trucchi e Sergio Scibilia, rispettivamente di Confcommercio e Confesercenti - abbiamo bisogno di lavorare e non possiamo permetterci di avere un disordine del genere in città. La percezioni di insicurezza è tanta. Il centro di accoglienza sicuramente farebbe la sua parte". Non la pensa così l’assessore all'Immigrazione di Ventimiglia, Eleonora Palmero: “Il parco Roya non è stata la soluzione. Ci sono tantissimi migranti che non vogliono essere identificati andando a creare dei villaggi alternativi dove mangiare e dormire”.


Decisamente più preoccupati i toni di Christian Papini, responsabile Caritas che prevede, in caso di mancata riapertura del centro, una situazione destinata a scivolare di mano: “È impensabile aprire un centro di accoglienza altrove - spiega - poiché i migranti vogliono stare vicino al confine nel tentativo di oltrepassarlo. Il problema è che non avendo a disposizione un letto, un servizio igienico e quant'altro, è scontato immaginare degrado e sporcizia in città. Altra questione non indifferente è la micro criminalità con un netto riferimento alla prostituzione. Quello che voglio far capire - conclude Papini - è che centro di accoglienza, centro di identificazione o qualsiasi altra cosa deve essere ospitato a Ventimiglia perché, ripeto, tutte queste persone hanno l'obiettivo di arrivare in Francia a qualsiasi costo". Ma la media dei respingimenti francese al momento è a sfavore dell'Italia. Su cento tentativi giornalieri all'incirca un'ottantina di persone vengono fatte rientrare in Italia. Una sorta di micidiale ping pong di frontiera con la differenza che a "giocare " duro sembra essere solo la Francia. E tutto tace.