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L'Europa, il Recovery plan, le vaccinazioni tra i temi affrontati
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Lotta alla pandemia, piano vaccini, riforma fiscale, lavoro, scuola, euro ma anch Recovery Plan e soprattutto coesione. Sono questi i punti toccati da Mario Draghi nel suo discorso al Senato, prima del voto per la fiducia.  "Il primo pensiero che vorrei condividere, nel chiedere la vostra fiducia, riguarda la nostra responsabilità nazionale. Il principale dovere cui siamo chiamati, tutti, io per primo come presidente del Consiglio, è di combattere con ogni mezzo la pandemia e di salvaguardare le vite dei nostri concittadini. Una trincea dove combattiamo tutti insieme. Il virus è nemico di tutti”.

Un pensiero da parte di Draghi anche per chi sta soffrendo "per la crisi economica che la pandemia ha scatenato, a coloro che lavorano nelle attività più colpite o fermate per motivi sanitari. Nella mia vita professionale non c'è mai stato un momento di emozione così intensa e di responsabilità cosi ampia” ha detto Draghi che ha poi citato Cavour: "Le riforme compiute a tempo, invece di indebolire l'autorità, la rafforzano". Il premier si è detto consapevole della necessità della politica di avvicinarsi ai problòemi di famiglie e imprese, ma "E' il momento di lavorare insieme, senza pregiudizi e rivalità", ha detto.

E poi l'Europa: "Questo governo nasce nel solco dell'appartenenza del nostro Paese, come socio fondatore, all'Unione europea, e come protagonista dell'Alleanza Atlantica, nel solco delle grandi democrazie occidentali, a difesa dei loro irrinunciabili principi e valori. Senza l'Italia non c'è l'Europa. Ma, fuori dall'Europa c'è meno Italia. Non c'è sovranità nella solitudine" ha detto il premier.  "Sostenere questo governo significa condividere l'irreversibilità della scelta dell'euro, significa condividere la prospettiva di un'Unione Europea sempre più integrata che approderà a un bilancio pubblico comune capace di sostenere i Paesi nei periodi di recessione".

I vaccini: "Gli scienziati in soli 12 mesi hanno fatto un miracolo: non era mai accaduto che si riuscisse a produrre un nuovo vaccino in meno di un anno. Non dobbiamo limitare le vaccinazioni all'interno di luoghi specifici, spesso ancora non pronti: abbiamo il dovere di renderle possibili in tutte le strutture disponibili, pubbliche e private", aggiunge il presidente del Consiglio.  "La nostra prima sfida è, ottenutene le quantità sufficienti, distribuire" il vaccino "rapidamente ed efficientemente". Bisogna fare "tesoro dell'esperienza fatta con i tamponi che, dopo un ritardo iniziale, sono stati permessi anche al di fuori della ristretta cerchia di ospedali autorizzati. E soprattutto imparare da Paesi che si sono mossi più rapidamente di noi disponendo subito di quantità di vaccini adeguate. La velocità è essenziale non solo per proteggere gli individui e le loro comunità sociali, ma ora anche per ridurre le possibilità che sorgano altre varianti del virus".

Ma uscire dalla pandemia non sarà "come spegnere e accendendere la luce" ha detto Draghi. Quando l'Italia ne sarà fuori ci saranno molti problemi da affrontare, la mancanza di lavoro in primis, ma anche la disparità di genere tra uomo e donna che vede le donne italiane avere il maggior distacco di salario rispetto agli uomini, più grande d'Europa. Quindi il suo pensiero è subito andato alla scuola:  "Non solo dobbiamo tornare rapidamente a un orario scolastico normale, anche distribuendolo su diverse fasce orarie, ma dobbiamo fare il possibile, con le modalità più adatte, per recuperare le ore di didattica in presenza perse lo scorso anno, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno in cui la didattica a distanza ha incontrato maggiori difficoltà". Ma anche alla crisi economica: "Centrali sono le politiche attive del lavoro. Affinché esse siano immediatamente operative è necessario migliorare gli strumenti esistenti, come l'assegno di riallocazione, rafforzando le politiche di formazione dei lavoratori occupati e disoccupati. Vanno anche rafforzate le dotazioni di personale e digitali dei centri per l'impiego in accordo con le regioni".

Per uscire dalla crisi sarà fondamentale il Recovery plan. "Gli orientamenti che il Parlamento esprimerà nei prossimi giorni a commento della bozza di Programma presentata dal governo uscente saranno di importanza fondamentale nella preparazione della sua versione finale. Dovremo rafforzare il programma prima di tutto per quanto riguarda gli obiettivi strategici e le riforme che li accompagnano".

"Va studiata una revisione profonda dell'Irpef con il duplice obiettivo di semplificare e razionalizzare la struttura del prelievo, riducendo gradualmente il carico fiscale e preservando la progressività. Funzionale al perseguimento di questi ambiziosi obiettivi sarà anche un rinnovato e rafforzato impegno nell'azione di contrasto all'evasione fiscale. Le esperienze di altri paesi insegnano che le riforme della tassazione dovrebbero essere affidate a esperti, che conoscono bene cosa può accadere se si cambia un'imposta. Una riforma fiscale segna in ogni Paese un passaggio decisivo. Indica priorità, dà certezze, offre opportunità, è l'architrave della politica di bilancio". E infine un accenno al nuovo governo: "Il terzo governo della legislatura. Non c'è nulla che faccia pensare che possa far bene senza il sostegno convinto di questo Parlamento. Oggi, l'unità non è un'opzione, l'unità è un dovere. Ma è un dovere guidato da ciò che son certo ci unisce tutti: l'amore per l'Italia", ha concluso Draghi.

"Draghi ha fatto un discorso ampio e condivisibile" ha commentato il presidente della Liguria e leader di Cambiamo! Giovanni Toti. "Poi ci sono tanti aspetti da approfondire e temi su cui maggioranza e opposizione certamente dialogheranno per il bene del Paese. Credo che Draghi con il discorso che ha fatto, molto asciutto, basato sui fatti e le cose da fare, in realtà intenda occuparsi limitatamente della 'politica'. Lo si è visto già dalla formazione del Governo, lo si vede dall'approccio del discorso parlamentare. Credo che lascerà ai partiti politici in Parlamento trovare le geometrie, gli intergruppi, tutto quello che vorranno fare per lavorare mentre il Governo farà il suo" ha aggiunto Toti.

Ricordiamo che la Liguria potrà contare su due ministri. Andrea Orlando, 52 anni, spezzino, una lunga carriera di partito cominciata con la segreteria provinciale della Fgci spezzina e arrivata ai vertici del Pd, alla cui segreteria si era invano candidato sulla via delle primarie. Orlando ha una grande esperienza di governo perché è stato ministro dell'Ambiente nel governo Letta (28 aprile 2013 - 22 febbraio 2014), restando nell'esecutivo anche nei governi Renzi e Gentiloni (22 febbraio 2014 - 1 giugno 2018) con il cruciale incarico di ministro della Giustizia.

E poi su Cingolani, 59 anni, milanese ormai radicato a Genova
per via del lungo mandato ai vertici dell'IIT,  fisico di formazione accademica e una lunga carriera da professore universitario, dal 2005 al 2019 ha guidato la struttura di ricerca genovese, prima di passare al ruolo di responsabile dell'innovazione tecnologica di Leonardo, la società industriale pubblica che per decenni ha portato il nome Finmeccanica. Il nome di Cingolani è per certi versi il più atteso, anche per il ruolo fondamentale in un dicastero di nuova formazione.