cronaca

Uno sguardo sulla Liguria che cambia ai tempi del Coronavirus
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Elvo, con un pezzo di legno portato dal mare, disegna sulla 'sua' spiaggia i nuovi confini degli ombrelloni e dei lettini, e scrolla la testa. Paolo ride per non piangere, mentre in video conferenza con la Regione cerca di strappare qualche metro. Danilo, oste, mi guarda con i suoi occhioni azzurri spalancati e non sa neppure lui che cosa dire “perché il mio lavoro è passione, è tavoloni dove far stare la gente vicina per chiacchierare, non solo per mangiare, e ora come facciamo?”.


Paola, nella sua enoteca minuscola, mi fa vedere che ha provato a spostare i tavoli per rispettare le distanze ma, metro alla mano, dove stavano otto persone ne staranno solo due. “Converrà aprire?”. Gian Alberto (Mangiante, sindaco di Lavagna) prova a rispondermi quando gli chiedo come gestirà le spiagge libere, ma non pare neppure lui tanto convinto. Carlo (Bagnasco, sindaco di Rapallo), ostenta sicurezza quando racconta che trasformerà la città in un grande dehor alla francese, per aiutare i pubblici esercizi, ma anche lui in fondo al cuore, sono convinta, un po’ trema.


Tanti nomi, dalle due parti delle barricate, per tante storie che incontro nei miei viaggi di cronaca. Tanti sguardi persi che si sommano nel mio cuore e nella mia testa, perché non è facile estraniarsi, in tempi di Covid non ci riescono neppure del tutto i medici (ho letto) figurati una giornalista come me. Non è facile registrare voci e poi andare a casa e dimenticare. Non si impara neanche dopo tante prove, come le alluvioni che hanno cancellato vite e attività commerciali, come i ponti caduti.


Il comune denominatore di tutte queste persone sono gli occhi: disorientati. Ecco, disorientarti, abbandonati all'ignoto ma ancora combattivi. L’uomo è fatto per adattarsi ai cambiamenti, per resistere, anche nelle situazioni più abominevoli, come quella del Coronavirus, quando anche la mamma diventa “il nemico” perché non ci convivi e devi stare lontana perché potrebbe contagiarti o potresti contagiarla. Cosa c’è di più disorientante del distanziamento degli affetti, degli amori, del non potersi permette i sogni?


Un grande abbraccio a tutti quelli che incontro nei miei servizi, a quello che non ho incontrato e a quelli che incontrerò: forza e coraggio, si riparte, si troverà la Stella polare anche nella notte più buia.