Del buco della sanità si parla solo quando cambia il governo della Regione: che buco ci hanno lasciato quelli che se ne sono andati, denunciano i subentranti, censurando i loro predecessori. Non c’era buco, guarda quanto abbiamo risanato, si vantano quelli che se ne vanno. A prescindere dalle maggioranze variabili.
Del ticket si parla di conseguenza, quando scoprono che avevano mentito o gli uni o gli altri. Ma poi, comunque, il ticket arriva quando il buco emerge e non sanno più cosa fare, magari dopo essersi venduti anche le lenzuola degli ospedali, non solo i beni immobili che di quel business non si sa più nulla.
Dei pronti soccorsi si parla ora che arriva la grande ondata gelida dell’influenza, verso la fine di gennaio: intasato il san Martino, poi il Galliera, poi Villa Scassi: perchè non li mandate a Voltri che è vuoto? Codici rossi, gialli, verdi e un nuovo reparto speciale nei corridoi, quello delle barrelle: o vi raccomandate a un amico, o vostro zio con la febbre a quaranta e sintomi indefinibili, resta appeso ai codici per dieci ore.
Dei medici si parla spesso, una volta molto di più quando tirava molto sui giornali e nelle aule di giustizia la “mala sanità”. Ora, invece, tanto per non far scappare tutti via, tirerebbero le eccellenze, quelli bravi, che abbiamo sparsi nei reparti, ma che sono difficili da individuare in tutto questo via vai.
Se si parla in generale della qualità della nostra medicina sono solo fughe fuori Regione, ovunque, perfino nella famigerata Cuneo di Totò, che ci aveva fatto il militare, come raccontava nella famosa gag. Ora altro che militare a Cuneo, file di pazienti a Cuneo..... Tutto pur di sottintendere che quelli bravi qui non ci sono.
Degli ospedali in generale si parla soprattutto quando la politica scopre ancora una volta che ci vuole quello nuovo: di vallata, di costa o di riviera, di Ponente o di Levante, oppure che quello nuovo, appena finito a Albenga o a Rapallo, non serve più, secondo la spending review, ma i cittadini, intanto, fanno le barricate.
Dei tagli alla sanità si parla sempre, perchè non si fermano più, e ora tocca ai reparti Maternità da razionalizzare, cioè tagliare e allora non puoi più nascere a Imperia, perchè la maternità è a Sanremo. Potrai nascere nel tuo paese sopratutto se hanno appena fatto le sale operatorie nuove? No! Questa Sanità ti dice di no.
Delle liste di attesa si parla tutti i giorni, perchè tutti i giorni qualche utente-paziente-cittadino chiede al sistema un appuntamento, ti rispondono tre-sei-nove mesi e allora è li che decidi di andare fuori, di metterti anche tu in fuga, perchè i tempi della salute non li da il sistema razionale, finanziario, distributivo, ma la tua pelle di cittadino paziente.
Di Sanità, o pubblica o privata, qui se ne parla perchè ora governano quelli di destra e allora porte aperte ai privati. Ma come, ma dove, ma quando? Mica possiamo accontentarci di un patto di sangue con i lumbard, promesso da Toti e Maroni, che i milanesi hanno sempre tirato a fregarci... Insomma, ma dei malati, in questa Sanità, quando si parla?
salute e medicina
Deficit, fughe, liste d'attesa, ticket: ma dei malati quando si parla?
Con le 'eccellenze', quelli bravi, sparsi nei reparti e difficili da individuare
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