cronaca

L'assessore Piciocchi: "Non c'è praticamente nulla di quello che avevamo chiesto"
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"Praticamente nessuna delle richieste fatte è presente nel decreto 'Cura Italia' fatto dal Governo". L'assessore al Bilancio del Comune di Genova Pietro Piciocchi lancia una frecciata al Governo Conte e alle misure messe nero su bianco per fronteggiare l'emergenza sanitaria che il Paese sta affrontando ma spiega Piciocchi senza alcuna polemica nei cofronti dell'esecutivo che sta affrontando un'emergenza nazionale.


Una situazione complicata, secondo l'assessore, quella che devono affrontare i Comuni e gli enti locali in momento delicato: "Per quanto riguarda i comuni ci sono più ombre che luci. Come Comune avevamo chiesto una serie di misure di supporto agli enti locali che nei prossimi mesi dovranno fare i conti con l'emergenza. Ricordiamo - prosegue Piciocchi - che i flussi di entrata sono interrotti, abbiamo chiesto un alleggerimento del debito che ci consentisse di sbloccare delle risorse, abbiamo chiesto anche risorse aggiuntive per compensare le minori entrate degli ultimi anni e per consentire di operare alcune manovre agevolative in tema tributario per i nostri cittadini".

Nel decreto però secondo l'assessore non c'è nulla di tutto questo. Proprio gli enti più vicini al territorio che in questo momento sono chiamati a gestire diversi aspetti dell'emergenza coronavirus e soprattutto una riduzione dei movimenti economicio con le città che dopo il decreto restrittivo emanato da Roma, fanno i conti con serrande abbassate. "Ci sono diverse situazioni complicate come la Tari - precisa ancora Piciocchi -. Il Comune di Genova si è mosso in anticipo. Ma nel decreto non c'è nulla delle richieste fatte come enti locali a ecezzione di una sospensione di mutui ma che si riferisce a quote estremamente parziali.  Anmche il presidente Decaro ha lanciato un appello, perchè dopo l'emergenza sanitaria c'è tutta una trincea che riguarda il mondo dell'economia e della città che noi ci troviamo a gestire" conclude Piciocchi. 


Sul tema interviene anche Edoardo Rixi, deputato della Lega e responsabile nazionale alle infrastrutture del partito di Salvini: "Auspichiamo che dopo il Cura Italia il governo intervenga con forza a sostegno dei Comuni che oggi sono sull'orlo del default. Infatti gli enti territoriali, più vicini ai cittadini in questa emergenza drammatica, sono messi a dura prova nella propria tenuta finanziaria, avendo dovuto rinunciare a entrate importanti, ad esempio quelle derivanti dai parcheggi".

Rixi prosegue: "Purtroppo, il Cura Italia manca di misure che intercettino i bisogni reali dei territori: anche sulle imprese, le piccole e piccolissime che costituiscono il nostro tessuto produttivo, il decreto non incide con la forza dovuta. I 600 euro una tantum per le partite Iva non è nulla di più che una mancetta, sulla cassa integrazione per i dipendenti delle micro imprese ancora dubbi e mancate coperture. Per sostenere il Paese e traghettarlo all'uscita da questo tunnel ci vuole una cura da cavallo, non un'aspirina. Ci aspettiamo un ravvedimento operoso da parte del governo: da parte nostra tutta la disponibilità a lavorare per il bene dell'Italia e degli Italiani", conclude Rixi.

I CANTIERI A RISCHIO A GENOVA - "Abbiamo richieste da diverse imprese che seguono cantieri in città e che vorrebbero interrompere i lavori, ma dobbiamo gestire la situazione e andare avanti". Lo ha detto il sindaco di Genova Marco Bucci. Non c'è solo la questione "ponte": i lavori pubblici nel capoluogo ligure che rischiano di rallentare o fermarsi sono una sessantina. La Cgil spiega che, parlando di grandi opere, si sono già fermati quelli sullo scolmatore del Fereggiano, quasi ultimato, e sul cantiere del torrente Bisagno. Ma fra i principali cantieri ci sono anche quelli di riqualificazione dell'ex caserma Gavoglio, al Lagaccio, e quelli per la sistemazione del porticciolo di Nervi.

I sindacati di categoria si basano sul protocollo firmato a Roma dalle parti sociali. "I lavori possono andare avanti a patto che si rispetti la distanza di un metro, la presenza di dpi e avvengano processi di sanificazione - spiega Federico Pezzoli, segretario della Fillea Cgil di Genova e Liguria - il problema è che per quanto riguarda l'edilizia tradizionale siamo già fermi perché gran parte delle aziende non sono in grado di garantire le condizioni minime, parliamo di cantieri mobili, di piccole realtà, dove le linee guida sono difficilmente applicabili". C'è poi il capitolo "ponte di Genova". La realizzazione procede nonostante la sospensione dell'attività da parte dell'azienda Cossi di Sondrio. I costruttori hanno potuto riorganizzare i turni degli operai che sono rimasti, inoltre hanno impiegato dipendenti impiegati nei lavori del versante alessandrino terzo valico. Per ora confermato, per il weekend, il varo della terza e ultima trave da 100 metri per cui sarà necessario sospendere parzialmente il traffico dei treni.