cronaca

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 Quando è arrivata la notizia in redazione ci siamo fermati. Attimi di silenzio, come se si fosse interrotto quell’essere apparentemente inconsapevoli che fa parte del nostro mestiere.

Paolo Micai, cameraman e giornalista professionista, è morto a 60 anni. Ha contratto il coronavirus dopo aver raccontato per diversi giorni questa emergenza con la sua telecamera, lavorando per Mediaset in Liguria, ma anche in Lombardia, nelle zone maggiormente colpite dal Covid19. Ricoverato al San Martino circa due settimane fa. Poi le sue condizioni sono peggiorate. Questa mattina se n’è andato, lascia la moglie Marina e la figlia Giulia a cui tutta Primocanale esprime sincere e sentite condoglianze.

Essere un operatore dell’informazione è anche questo: raccontare un’emergenza, invitare la gente a non uscire di casa e al tempo stesso correre dei rischi, quotidianamente, dando per scontato che sia giusto così.

Ci sono tanti mestieri a rischio in queste terribili giornate, a cominciare da medici e personale sanitario. Tra gli altri lavoratori che sono in prima linea ci sono tanti giornalisti, cameraman, operatori dell’informazione che, come tutti, hanno paura del virus. E oggi, a maggior ragione, prima di tutto per Paolo, dobbiamo ricordarcelo tutti.



Per noi di Primocanale questa prima linea è una moltitudine di ore di diretta, con interviste in studio e in esterna, a contatto con persone. Ci rendiamo conto, eccome, che tutto questo non è uno scherzo. Abbiamo il timore di prendere il virus e abbiamo paura di portarlo a casa dalle nostre famiglie. E cerchiamo di mostrare serenità che può sembrare inconsapevolezza. Forse semplicemente è il rapporto che abbiamo con il nostro mestiere che è anche passione. Come quella che aveva Paolo, tra i giornalisti la prima vittima del coronavirus in Liguria.