sport

L'ex idolo della Sud dice la sua sull'emergenza sanitaria che attanaglia anche il mondo del pallone
1 minuto e 42 secondi di lettura
Francesco Flachi, indimenticato idolo della Sud, dice la sua sull'impatto del Coronavirus nel calcio: "Penso che nel mondo del calcio ci sia stata un po' di superficialità nell'affrontare il problema, perché non si pensava che si potesse arrivare a questa situazione. Abbiamo cercato di andare avanti a porte chiuse - dice a Sampdorianews.net - sperando che le condizioni non peggiorassero, ma quando si è capito che le cose non stavano andando bene, si è fatto ciò che doveva essere fatto prima, ovvero fermarsi. Penso anche che disputare le partite a porte chiuse sia qualcosa di surreale. Non so come si potrà evolvere la situazione, perché non sappiamo ancora cosa succederà nelle prossime settimane".

"Giocare a porte chiuse, senza pubblico, è come se fosse la partita di allenamento del giovedì. Io personalmente - prosegue - non so descriverlo perché non mi sono mai trovato a giocare in queste condizioni, non so nemmeno come si prepara una partita così, ma è sicuramente difficile. Già guardarla non è la stessa cosa, figuriamoci per chi c'è dentro come sia difficile trovare gli stimoli e la concentrazione".

"Si parla - conclude - di un possibile recupero dei campionati in estate, ma bisogna affrontare il problema a 360 gradi. Se c'è la possibilità di giocare, è giusto che si finisca, perché c'è in ballo il futuro delle squadre, a livello di classifica, di Coppa Italia, di Champions League. Tutto però dipenderà da quanto ancora dovremo restare fermi. Se a fine emergenza ci sarà il tempo, e la disposizione da parte di tutti, considerando che dovrà esserci anche lo "stacco" prima dell'inizio della nuova stagione, con lo spazio per il calciomercato, si dovrà pensare a come portare a termine la stagione. Non saprei cosa sarebbe preferibile, se finire il prima possibile o continuare a giocare in estate, non è facile pianificare il rientro in base ai tempi a disposizione".