salute e medicina

L'infettivologo: "Serve almeno un anno per capire il reale impatto della pandemia"
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 "Per capire quale è stato il reale impatto del coronavirus servirà un anno-un anno e mezzo" Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova fa il punto sulla pandemia che ha stravolto la vita di praticamente tutti.

I numeri ufficiali dicono che al momento in Italia da inizio emergenza si hanno avuto 237 mila casi con oltre 35 mila morti. A livello mondiale registrati circa 8 milioni di casi e oltre 435 mila vittime. Ma gli esperti spiegano che per avere un quadro più esaustivo servirà tempo: "Secondo i modelli questi sono un decimo o ventesimo dei casi complessivi: in Italia potremmo aver avuto 5-6 milioni di casi mentre a livello mondiale già oggi dovremmo essere tra i 70-100 milioni di contagiati. E anche il dato dei morti poi andrà rivisto: all'inizio abbiamo sottostimato i decessi, poi abbiamo sovrastimato. Servirà capire e scindere chi è morto di coronavirus, chi con il coronavirus e poi fare il quadro. Solo allora potremmo andare ad analizzare i nostri dati con il resto del mondo, perché Francia, Germania ecc lo stanno già facendo" spiega Bassetti.


Il 3 giugno sono stati dopo i mesi di lockdown riaperti i confini tra le regioni e quelli per i Paesi dell'area Shengen. Sono trascorse quasi due settimane e la temuta crescita della curva dei contagi sembra non esserci stata: "Con i dodici giorni trascorsi siamo vicini al tempo di incubazione massima e non abbiamo avuto un aumento dei casi - spiega il direttore della clinica di malattie infettive del San Martino -. Il virus è cambiato? Si è indebolito? Oggi la tipologia del malato che arriva in ospedale è molto diversa rispetto a quella di marzo-aprile. Abbiamo avuto alcuni pazienti provenienti dalle rsa ma dopo pochi giorni sono potute tornare nelle loro strutture, due mesi fa non sarebbe successo. Questo denota un cambio nell'aggressività di questa malattia".


Ma cosa è successo? Perchè ora il coronavirus in Italia sembra essere molto meno pericoloso rispetto ad appena 90-60 giorni fa? "Se è cambiato non lo possiamo ancora sapere - precisa Bassetti - ci sono comunque numerose ipotesi. La prima è che la carica virale sia più bassa anche perché il lockdown ha ridotto la circolazione. La seconda altra è che il virus ha perso la caratteristiche di virulenza e si è modificato geneticamente; la terza è che il virus si sia adattato all'ospite: sono tutte molto valide ma poi andranno dimostrate scientificamente".

L'aumento dei contagi alla riapertura dei confini non c'è stato ma ora il nuovo pericolo dietro l'angolo sembra essere quello dello prossimo autunno. Ma anche in questo caso l'infettivologo è molto realista: "Non è detto che non avremmo un'altra ondata, credo comunque che se arriverà non arriverà con le stesse caratteristiche. A Genova almeno uno su sei ha creato gli anticorpi, poi siamo più pronti, il personale sanitario e gli ospedali sono attrezzati, dico che dobbiamo vivere tutto con un pochino di serenità in più, terrorizzare la gente non fa bene. E guardando ai numeri di oggi non si può che essere ottimisti: "Sono quattro settimane che in malattie infettive non entra un paziente dal pronto soccorso Covid, e cinque che non arriva un paziente che va in rianimazione" conclude Bassetti.