salute e medicina

L'invettivologo del San Martino attacca i 'no vax': "Al momento escluse correlazioni"
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"Ci sono troppi asini e ignoranti, si sta cercando di fare cattiva informazione sia sui social che da altre parti". Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie Infettive dell'ospedale San Martino di Genova non le manda a dire e spara a zero su chi pensa che esista una correlazione tra il vaccino per l'influenza e la diffusione del Coronavirus. Nel mirino finiscono le tante fake news che in questi mesi viaggiano veloci sui social ma anche in tv dove spesso viene lasciata voce a fantomatici esperti che non hanno però titolo di studio specifico e parlano invece come opinionisti sfruttando la notorietà.

"Stiamo analizzando i dati e vedremo cosa ci diranno,
a oggi non c'è nessuna correlazione tra le due cose, anzi, il vaccino dell'influenza e gli altri sono in grado di proteggerci dalle co-infezioni, cioè dall'avere altri tipi di infezioni che possono ulteriormente aggravare il quadro del Coronavirus - spiega ancora Bassetti -. Speravo che l'atteggiamento 'no vax' che abbiamo avuto nel nostro Paese fosse passato con il Coronavirus, spero e mi auguro che tutti questi cambino idea non appena arriverà il vaccino per il Coronavirus".

E' capitato che alcuni articoli di testate più o meno note nazionali e internazionali fossero male interpretate dai lettori. E il messaggio che è passato è quello di una correlazione tra vaccini antinfluenzale e possibilità di essere contagiati dal Coronavirus. Una situazione totalmente esclusa dagli esperti. Gli studi sotto questo profilo non evidenziano nessuna legame, anzi il mondo medico-scientifico è piuttosto orientato a pensare esattamente l'opposto ma al momento di certo non c'è nulla. Servirà tempo per poter dare delle risposte certe anche sotto questo profilo. Al contrario si ipotizza anche di allargare le fasce di età a cui consigliare il vaccino anti influenzale, non più solo bambini e adulti ma anche fascia medio alta, dai 50enni in su praticamente.

In previsione dell'avvio della fase 2 prevista al momento in Italia al 4 maggio, salvo nuove proroghe da Roma si pensa ad allargare il più possibile i test sierologici, apprezzati anche dall'infettivologo del San Martino: "Sono velocissimi e molto utili perchè danno in dieci minuti il risultato  e ci dicono se il soggetto è venuto o meno in contatto con il virus - spiega Bassetti -. Guardando un po' di dati anche delle analisi private credo che la Liguria sia veramente molto vicina alla Lombardia come numero di contagiati, tra il 12-15% della popolazione ligure è venuta a contatto con il Coronavirus che non sono quindi i 4mila casi attuali ma molti molti di più". E allora si parlerebbe di una cifra compresa tra i 150 e 200 mila persone