cronaca

Questione di regole: se si rispettano, non c'è differenza sugli orari
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 Dunque, nelle ore diurne è possibile andare al bar piuttosto che al ristorante. E, presto, si potrà anche andare in spiaggia. Ma, fino ad adesso, solo entro le 22. Poi scatta il coprifuoco e tutti a casa. La questione è oggetto di polemica politica (ora si parla di spostare il limite alle 23). Ed è anche materia economica, considerando che in ballo ci sono svariate decine di miliardi del turismo destinati a svanire con le prenotazioni, dall'Italia e dall'estero, se le cose non cambieranno.


Effettivamente, capire è complicato. Cioè: che cosa impedisce di fare oltre le 22 quanto si fa prima? Risposta: il problema sono gli assembramenti. Perché, fino alle dieci di sera non lo sono? Sembrerebbero esserci evidenze scientifiche secondo cui il covid si propaga con meno facilità all'esterno. E allora: perché coprifuoco dalle 22 in poi se si sta fuori? Alla fin fine, dovrebbe essere sempre e soltanto una questione di regole: se vengono rispettate non si vede quali differenze possono esserci a fare la medesima cosa al mattino, al pomeriggio, alla sera, di notte.


Semmai, diciamolo una volta per tutte, il problema sono i controlli. E, di conseguenza, le sanzioni (quando necessarie). Se si chiude tutto alle 22 bastano poche pattuglie di forze dell'ordine, anche in una città grande come Genova, per tenere sott'occhio la situazione. Altrimenti servirebbero più uomini e allora comincerebbero i guai organizzativi. Uso il condizionale perché, in realtà, di controlli veri non se ne vedono né se ne organizzano: basta guardare i festeggiamenti per lo scudetto dell'Inter a Milano. Non bisognava essere un tifoso nerazzurro come il sottoscritto per sapere da settimane quanto sarebbe avvenuto. Eppure...


Il nostro, del resto, tutto è tranne un Paese normale. Prendiamo la storia dei volantini anti vaccini comparsi sui muri di Genova e sottoscritti anche da qualche medico e da qualche infermiere. Il professor Matteo Bassetti si è indignato, ma la cosa, che mi risulti, è praticamente finita lì. Tutto mentre lo Stato e le Regioni sono impegnati nella più grande vaccinazione di massa che la storia d'Italia ricordi. E, soprattutto, senza che i vaccini, nessuno escluso, abbiano mietuto vittime.


Ebbene, quei medici e quegli infermieri che con il loro comportamento sbugiardano l'azione dello Stato e delle Regioni se la caveranno al massimo con una tirata d'orecchie, ammesso che qualcuno decida di intervenire. In un Paese normale, invece, quelle persone sarebbero cacciate dal loro posto. Non dico buttate in mezzo a una strada, perché questo non appartiene a una democrazia, ma certo non potrebbero continuare a fare ciò che (non) fanno.


A ben vedere, però, tutto si tiene. Avete presente lo stupore di ognuno di noi alla scoperta che i centri per le vaccinazioni sono aperti tutti i giorni, festivi compresi? Ecco, sempre nel Paese normale di cui sopra, questo dovrebbe accadere nell'ordinarieta', perché il sabato e la domenica, tanto per dire, la gente lavora meno e ha più tempo per le analisi del sangue, gli esami strumentali e quant'altro. Mai venuto il dubbio che così si accorcerebbero anche le liste d'attesa? Per adesso, invece, il miracolo riguarda solo i vaccini. Dato il momento, accontentiamoci. Ma sono proprio curioso di verificare, anche sotto questo punto di vista, quale Paese ci restituirà la pandemia.