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Il presidente del Consiglio atteso da Mattarella, l'obiettivo dell'avvocato è il reincarico
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Giuseppe Conte salirà domattina al Quirinale, per rimettere il mandato nelle mani del capo dello Stato e aprire formalmente la crisi, nella prospettiva di ottenere il reincarico.
Non si esclude neppure un colpo a sorpresa: il sacrificio preventivo del guardasigilli Bonafede, oggetto del voto parlamentare su cui mercoledì e giovedì l'esecutivo potrebbe cadere. Il ministro è molto legato al presidente del consiglio, ha conservato - così come Costa (Ambiente) - lo stesso dicastero guidato nel governo gialloverde, ma potrebbe essere ricompensato in una fase successiva con altri incarichi.

Prima della visita a Mattarella, il presidente del consiglio ha programmato un consiglio dei ministri per correggere la norma sul caso CIO/Tokyo. Qui potrà emergere qualcosa delle intenzioni di Conte.

Tre sono le ipotesi. La prima ipotizza che in queste ore il primo ministro abbia reclutato un numero sufficiente di "costruttori" e quindi non si dimetta. La seconda vede Conte ancora alla ricerca di parlamentari disposti a sostenerlo, ma sicuro di riuscirci, quindi intenzionato a chiedere a Mattarella un "preincarico" o "mandato esplorativo" (ruoli a suo tempo svolti da Spadolini, per ciò canzonato da Arbore, e da Maccanico) che gli consentirebbe di avere più forza contrattuale con i senatori (alla Camera non c'è problema) disposti a entrare in maggioranza e magari in un suo gruppo. La terza ipotesi è che Mattarella prenda atto di come Conte non abbia carte sufficienti per continuare il gioco, nel qual caso si aprirebbe lo scenario sedevacantista, con le consultazioni condotte correttamente dal capo dello Stato.


Il presidente del Consiglio intende anticipare la preannunciata graticola in aula. Il voto sulla giustizia al Senato si risolverebbe infatti in una disfatta, travolgendo inoltre il guardasigilli Bonafede, uno dei pochi rimasti in carica in entrambi i governi Conte e a suo tempo autorevole sponsor dell'avvocato foggiano, designato in extremis nel 2018 visto che sul prescelto originario, l'avvocato genovese Luca Lanzalone allora molto vicino ai pentastellati, si erano addensate le perplessità dei vertici.

Il PD nega di aver fatto pressioni su Conte per aprire formalmente la crisi: la strada, fanno sapere dal Nazareno, "è quella indicata dal segretario Zingaretti e dal vicesegretario Orlando in queste ore e passa per un Governo autorevole, europeista e in grado di affrontare i problemi facendo un appello alla responsabilità a tutti". Segue l'appello di Di Maio : "Chi vuole sostenere il premier si faccia avanti. Abbiamo 48 ore. O c’è una maggioranza o si va al voto".

(in aggiornamento)