cronaca

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 Hossameldin Antar, 37 anni, condannato in appello a tre anni e otto mesi per apologia di terrorismo, era un punto di riferimento per i "fratelli" di fede e potrebbe riprendere tale ruolo. Per questo deve tornare in carcere, dopo che un mese fa il tribunale gli aveva concesso gli arresti domiciliari. Lo hanno deciso i giudici del Riesame di Genova che hanno accolto l'appello del sostituto procuratore Federico Manotti, che aveva impugnato la decisione di attenuare la misura cautelare.


"Antar - scrivono i magistrati del Riesame - è stato definito dai giudici dell'appello come un sostenitore dell'Isis impegnato in una attività apologetica e di istigazione agli altri musulmani con cui viene in contatto a unirsi a essa. Anche da casa, nonostante il divieto di comunicazione, ben potrebbe agevolmente, tanto più con l'abile e molto accorto impiego del web di cui si è dimostrato capace, riprendere quantomeno la propria attività di proselitismo e istigazione".

L'uomo, difeso dall'avvocato Vittorio Platì, era detenuto nel carcere di massima sicurezza di Rossano e adesso ha raggiunto la sua famiglia a Cassano d'Adda (Milano). Lo scorso maggio i giudici di secondo grado avevano ridotto le pene ai tre presunti terroristi appartenenti a una cellula operante tra la Liguria e Brescia. La corte d'assise d'appello di Genova aveva condannato a 4 anni (6 anni in primo grado) Tarek Sakher, algerino di 35 anni. Pene ridotte a 3 anni e otto mesi ciascuno, e reato riqualificato in apologia del terrorismo, per i due fratelli egiziani Abdelhakim, 44 anni, e Hossameldin Antar 37 (6 anni e 5 anni in primo grado). Confermata l'assoluzione per Hosny Mahmoud El Hawary Lekaa, egiziano di 32.


Secondo l'accusa, l'organizzazione diffondeva materiale jihadista e instradava combattenti dal Nord Africa in territorio siriano e in Libia per conto dello Stato Islamico. Sakher, secondo quanto accertato, era in contatto con una cellula europea ed era pronto a compiere un attentato. Il maggiore dei fratelli egiziani, ex macellaio in cassa integrazione, era stato arrestato a Cassano d'Adda (Milano) e secondo l'accusa sarebbe stato il reclutatore mentre il secondo faceva il pizzaiolo a Finale Ligure (Savona). Il terzo egiziano, che viveva a Borghetto Santo Spirito (Savona) era stato arrestato il 4 novembre 2016 alla stazione Principe di Genova mentre tornava da un viaggio nel suo paese.

Nel telefonino di Sakher i militari avevano trovato scene di uccisioni, bambini soldati, le foto dei membri del commando responsabile degli attentati a Parigi, ma soprattutto il giuramento di fedeltà all'Isis, da recitare prima di ogni assalto. Ma erano state in particolare le chat sulla piattaforma Telegram a destare la massima allerta. L'uomo aveva scritto ad altri fondamentalisti, in contatto con i responsabili degli attentati in Europa, che si voleva immolare per Allah. Il fratello di Sakher, Redouane, 40 anni, lo scorso ottobre era stato espulso dall'Italia dopo che una inchiesta della procura di Brescia aveva scoperto che era pronto a compiere attentati.