cronaca

L'ordine degli avvocati di Genova: "La riforma deve partire dall'università"
2 minuti e 21 secondi di lettura
Con il Covid cambia l’esame di Stato per diventare avvocato. Un’Odissea per la classe dei praticanti ‘2020’: dopo che a dicembre era stato rimandato, adesso è stata accolta dal Senato il disegno di legge di conversione del Dl proposto dal ministero della Giustizia. In questo momento emergenziale, si è pensato di trasformare le tre prove scritte in un orale. L’esame, quindi, sarà una sorta di doppio colloquio. E se ancora non si conosce una data di avvio, si sa già che saranno diverse le difficoltà logistiche. Niente atto o parere, temutissimi dai giovani praticanti, ma un orale tematico che comunque potrebbe presentare delle difficoltà, in quanto non si sono mai preparati ad una modalità simile. I candidati dovranno scegliere una materia tra diritto civile, penale e amministrativo e la sottocommissione sottoporrà ad ognuno di loro tre quesiti. A disposizione ognuno avrà 30 minuti per esaminare il caso e 30 minuti per la discussione, cosa complessa poiché è necessaria una conoscenza davvero approfondita del Codice. Molti chiedono, infatti, che venga consentito più tempo per affrontare questa prova pratica.

“Era dai tempi dell’ultimo dopoguerra che non venivano saltate le prove scritte, anche qui è stata pensata una disciplina transitoria poiché si è ritenuto impossibile svolgere le prove scritte in presenza”, spiega il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Genova Luigi Cocchi. “Intanto la modalità in parte da remoto e in parte in presenza crea un grosso problema. Poi c’è il tema di chi sceglie i quesiti, perché se sarà compito delle sottocommissioni si rischia di fare figli e figliastri: per questo il Consiglio nazionale forense ha richiesto che vengano formulati dalla commissione centrale presso il Ministero”. Forse si poteva pensare ad una modalità in presenza distribuita nelle sedi e non concentrate nella Corte d’Appello per far svolgere comunque le prove scritte. Anche perché i tempi sono stretti e si richiedono più forze in campo per venire incontro all'organizzazione di questo esame. 

E se questa riforma nasce in un momento di emergenza, di certo si sa che non può essere questa la strada per ripensare alle modalità di accesso alla professione. “Gli avvocati sono tanti ed è necessario affrontare questo tema. Pensiamo che tutti devono poter entrare, ma con una selezione rigorosa poiché l’avvocato svolge una professione importante per la società”, ha commentato Cocchi a Primocanale. “Se una riforma si vuol fare, deve partire dall’Università. Bisogna creare un filone di specificità verso le discipline giuridiche, per arrivare ad un esame con una preparazione consolidata già negli anni universitari e non creata nei due anni di praticantato”.