Ce l’abbiamo fatta nonostante la pandemia. Quando a settembre con Lorenzo Vigo e Jacopo Guastamacchia abbiamo cominciato le riprese in esterna eravamo sicuri di concludere rapidamente, entro la fine dell’anno, magari confidando in una decina di giornate di tempo buono. Quel giorno di settembre, in piazza Sarzano, splendeva un magnifico sole. Beneaugurante. La facciata di San Salvatore era più luminosa del solito e anche Santa Maria di Castello brillava. La riprese andavano via lisce. Campopisano per raccontare la battaglia della Meloria e i prigionieri pisani, il museo di Sant’Agostino per la storia di amore e morte di Arrigo VII e Margherita di Brabante.
Ma il virus aveva ripreso a mordere Genova, soprattutto il centro storico. E noi avevamo in calendario di registrare a San Matteo per la storia di Branca Doria e Dante. Il sindaco aveva ordinato l’obbligo di mascherine nei caruggi. Qualche speech a distanza di assoluta sicurezza.
Poi l’intervista al professor Antonio Musarra, grande storico medioevale della Sapienza di Roma, autore di un saggio proprio sulla battaglia tra Pisa e Genova. Poi Gabriella Airaldi per farci raccontare il trattato del Ninfeo.
Di corsa ancora immagini e registrazioni a San Donato, San Marco, con Ferdinando Bonora nella arena romana. Mentre il virus si era messo a correre e le riprese esterne diventavano sempre più delicate.
Ormai avevamo messo da parte parecchi minuti di immagini bellissime di Genova.
Da Porta Soprana a vico di Gatta Mora, con un bravo violinista che ci ha spiegato il pizzicato di Paganini tra i cimeli del musicista raccolti in via Garibaldi (dove davvero speriamo nasca un museo in suo onore). Roberto Iovino uno dei più preparati critici musicali italiani ha fatto la sua lezione tra le colonne del teatro Carlo Felice e Giacomo Montanari, storico dell’arte, ha prestato la sua conoscenza per difendere la genovesità di Cristoforo Colombo e incantarsi davanti al Procaccini della Nunziata.
L’inverno è stato complicato, ma sia le riprese in città, sia la registrazione dell’audio sono andate via lisce nonostante pandemia e blocchi.
Ormai diventava un problema (complicato, ma risolto benissimo) di Lorenzo mago del montaggio da puzzle. E di alcune sua manie di precisione: qualche scena da ripetere, qualche immagine da ricercare. (“Il cagnolino sulla facciata di San Lorenzo?” mi chiede a bruciapelo. “Non l’ho scritto, ma rimedio subito….” “E l’affresco con l’una della chiesa delle Vigne? “ Parlare delle Vigne senza far vedere il grappolo d’uva sulla porta non era ammissibile).
Il drone di Jacopo, intanto si alzava a immaginare frammento di Genova dall’altro: tetti, cupole, campanili, i forti, il mare, porto e diga, il cimitero di Staglieno. Il rischio, ormai, era di fare confusione. Genova stava raccontandosi in maniera frenetica, aiutata dallo scrittore Pippo Marcenaro, mescolando la via Balbi di Goldoni neo sposo con la fuga di Eichmann nascosto in attesa di salpare vicino a salita Santa Brigida, Ernesto Tabucchi che sale con la funicolare verso il Barrio alto di Castelletto e il giovane Einstein che scorrazza a Banchi alla ricerca della panera, Mameli con il suo inno davanti alla chiesa di Oregina e il disco-icona dei Joy Division con la tomba Appiani in copertina, il “Mi chi” del doge Lercari davanti al Re Sole gran bombardatore illustrato da Franco Bampi e il taxi verde che attendeva il poeta Giorgio Caproni.
Ora tutto è andato a posto. Le prime puntate possono partire e il Racconto di Genova realizzato da Primocanale con A Compagna e la Fondazione Carige debutta lunedì alle 19.45 e alle 22.15. Poi una settimana di repliche tra Primocanale e Telecittà. Una dozzina di tappe, una lunga passeggiata, per arrivare fino alla Val Polcevera passando per il Bisagno, Circonvallazione, Albaro, il centro, il Levante, il porto.
Il Racconto, in ogni caso, finirà prima dell’estate. Ma Genova avrà ancora moltissime storie da rivelarci.
cronaca
Comincia "Il Racconto di Genova" lunga passeggiata nella storia
Su Primocanale, tutti i lunedì alle 19.45 e 22.15 e sul sito
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