cultura

L'esploratore genovese colpito dalla furia iconoclasta come un dittatore o uno schiavista
2 minuti e 24 secondi di lettura
 Che cos’hanno in comune Cristoforo Colombo, lo schiavista Edward Colston, il generale sudista Lee, l'imperatore Nerone e il leader della rivoluzione bolscevica Lenin? Salta all’occhio il nome di Cristoforo Colombo in questo elenco di personaggi, tutti colpiti dalla furia iconoclasta. L’ultimo ‘a cadere’ è stato proprio lui, l’esploratore genovese che tutti ricordano per la fortuita scoperta dell’America. Le tre caravelle, lo spirito d’avventura e il rischio che lo portò a compiere ben tre spedizioni oltre oceano: passando davanti al suo monumento in piazza Principe a Genova tutto viene in mente fuorché un simbolo di razzismo e schiavismo.

Eppure è stato uno dei bersagli più colpiti nelle ultime ore durante le proteste che stanno divampando negli Stati Uniti per la morte di George Floyd, l’afroamericano ucciso durante il suo arresto da un agente, Derek Chauvin, il quale ha tenuto premuto il ginocchio sul collo per quasi 9 minuti durante un fermo a Minneapolis lo scorso 25 maggio. Centinaia di migliaia i manifestanti che in tutto il mondo, anche a Genova, sono scesi in piazza per protestare. Manifestazioni per lo più pacifiche, fino all’attacco alle numerose statue presenti sul suolo americano.

Decapitato dai manifestanti a Boston e a Minneapolis, abbattuto con alcune corde a St. Paul o trascinato nel lago a Richmond: le immagini hanno fatto il giro del web. Intanto a Torino il Kollettivo Studenti Autorganizzati ha rivendicato su Facebook l’imbrattamento della statua di Vittorio Emanuele II, la stessa che qui a Genova in passato ha destato diverse polemiche. Ma Cristoforo Colombo può essere messo sullo stesso piano di schiavisti e generali sudisti?

“Non possiamo giudicare con il metro di oggi quanto accaduto in quell’epoca”, commenta la storica Gabriella Airaldi che al navigatore ha dedicato diversi studi. “Colombo era figlio del suo tempo e non va confuso con quanto accaduto in seguito, con le colonizzazioni spagnole, inglesi e francesi. Tant’è vero che nel Settecento i primi a celebrarlo sono stati proprio gli americani, istituendo il Columbus Day, dedicandogli città e addirittura uno stato in America Latina, la Colombia”. Ma negli ultimi anni negli Usa ci si è spesso interrogati sulla sua figura, che per i genovesi invece “dovrebbe essere invece un grande orgoglio, spesso dimenticato”.

L’uomo ha bisogno di scaricare la propria rabbia contro quelli che ritiene i simboli di una mentalità sbagliata, ma forse questa volta se l'è presa con il simbolo sbagliato. L’obiettivo delle proteste non è quello di prendersela con un uomo che ha vissuto a fine Quattrocento, ma ottenere giustizia e fare in modo che non ci sia mai più un altro ‘George Floyd’, qualsiasi sia la nazionalità, colore, religione o orientamento sessuale.