sport

Molti club, al di là delle parole, vogliono ripartire a tutti i costi per evitare il crack
1 minuto e 2 secondi di lettura
 Le società di Serie A sono tra l'incudine dell'emergenza sanitaria e il martello della perdita dei diritti tv che conseguirebbe allo stop definitivo al campionato. Questo spiega l'andamento ondivago delle dichiarazioni di alcuni addetti al lavori, specie quelli coinvolti nella lotta per la salvezza: da un lato il blocco della stagione e delle retrocessioni eviterebbe il rischio di un declassamento con relativa perdita dei diritti tv per il prossimo anno, dall'altro tale stop comportebbe una riduzione degli introiti che in alcuni casi sono già stati scontati dalle banche e quindi spesi, soldi che dovranno essere restituiti agli istituti di credito ma che le società non hanno più.


In caso di chiusura anticipata della stagione - provvedimento già attuato in campionati importanti come Argentina, Belgio e Olanda - la Lega di Serie A ha quantificato in 440 milioni, sul miliardo complessivo, la perdita di introiti, proporzionale ovviamente alla quota parte individuale. Per le due genovesi la perdita si aggirerebbe tra i 20 e i 25 milioni. Difficile che si trovi la quadratura tra l'ambizione agonistica dei club pericolanti di azzerare la stagione in corso e quella economica di non riportare le perdite finanziarie conseguenti. L'impressione è che ad arricchirsi, dall'estate in poi, saranno comunque gli avvocati.