politica

L'analisi dell'operato del primo cittadino genovese
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 Se si andasse per le strade a domandare ai genovesi per quale ragione verrà ricordato il sindaco Marco Bucci, la risposta sarebbe quasi univoca: "È stato un ottimo commissario che ha ricostruito l'ex ponte Morandi nei tempi e nei modi dovuti". Vero, verissimo. Ma parliamo del commissario, non del sindaco. Franco Manzitti è un mio maestro di giornalismo, con lui ho piena intesa da decenni, però ogni tanto mi capita di dissentire da lui. Questa è una di quelle volte.


Non si può sostenere che commissario e sindaco siano un unicum. Se usciamo dall'ex Morandi, io vedo che a Genova i problemi sono rimasti quelli di sempre. E quindi, Bucci mi sembra tanto un sindaco senza "firma". Non ha fatto nulla, finora, per cui la gente d'acchito lo rammenti. Nessuno pretendeva che impugnasse una bacchetta magica che non esiste, ma - dico la verità - neppure mi attendevo che alla fine (almeno per adesso) il "nostro" fosse come tutti i suoi predecessori: parole tante, fatti pochi.

A proposito di parole. Un elemento certo caratterizzante della sindacatura Bucci è quel l'appellativo "u sindacu cu'cria". Ora, per urlare ha urlato. Però non nelle sedi in cui avrebbe dovuto. Se non mi sono perso qualche puntata, non mi risulta che sia andato a Roma ad alzare la voce per esempio al Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture con l'obiettivo di togliere Genova, e di conseguenza la Liguria, dal suo storico isolamento.

È vero che le grandi opere non sono prerogativa di un sindaco, ma perbacco un primo cittadino può strattonare il governo di turno a fare le cose che servono alla sua città. Bucci non lo ha fatto. Di più. Non ha neppure profferito verbo sulla questione Autostrade: la società appartenuta ai Benetton non solo si è fatta crollare il Morandi per incuria, non solo ha omesso gli interventi di sicurezza per anni. Da quanto ci racconta l'inchiesta giudiziaria, Autostrade ne ha combinate di ogni, eppure il sindaco Marco Bucci non mi risulta aver mai preso una posizione netta contro quella malagestione.

Di più e peggio: il sindaco continua a tergiversare sulla costituzione del Comune di Genova come parte civile contro Autostrade. A Egle Possetti, presidente del comitato del vittime del Morandi, ha dato una risposta strascicata solo perché Primocanale, attraverso Andrea Scuderi, lo ha quasi costretto. Eppure non dovrebbe essere così complicato. Sì che Bucci, secondo quanto riporta una nota dell'Ansa dello scorso 17 giugno, ha affermato: "Se non ci sarà un adeguato risarcimento per la città, e molto elevato, Genova si costituirà parte civile".

Però, sindaco, questa cosa in realtà non è negoziabile. Il risarcimento, per il crollo del Morandi e per le sofferenze e i disagi provocati dai cantieri per la messa in sicurezza delle autostrade, dovrà esserci, ma andrà stabilito dalla giustizia, in piena trasparenza. Non per mancanza di fiducia, però la questione non può risolversi (forse) nel chiuso di una stanza. E magari con alcuni aspetti di un ipotetico accordo secretati, come accaduto con i contratti di concessione.

Tutte queste mi paiono delle buone ragioni per dire che dal sindaco Marco Bucci mi aspettavo di più. Sia come genovese di adozione, sia come imperiese. Perché Genova non soltanto è la sesta città d'Italia, è anche una città-regione e il suo primo cittadino ha responsabilità che si allargano al resto del territorio ligure. Il grande tema dei collegamenti è un esempio classico. E non mi risulta, ad esempio, che Bucci abbia mai alzato il telefono e chiamato i suoi colleghi, almeno i rivieraschi più rilevanti, invitandoli a seguirlo in una battaglia contro l'isolamento.

Detto tutto ciò, uno si aspetterebbe che la mia risposta al quesito posto da Mario Paternostro - "Bucci sarà rieletto oppure no?" - fosse un sonoro "no". Invece, rispondo esattamente il contrario: sì. A meno di clamorose sorprese, la situazione del centrosinistra genovese è tale che non vedo come Bucci possa essere sconfitto. Però mi sembra la classica partita di calcio risolta non dai meriti di uno, bensì dai demeriti del suo avversario. Per i genovesi non è propriamente il massimo.