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Il doppio incarico, questione di diritto ancor prima che di opportunità
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 Un sindaco può fare il commissario. Ma un commissario non può candidarsi a sindaco. Maurizio Rossi, editore di questo sito, riferisce della norma a proposito della scelta che dovrà operare il primo cittadino genovese Marco Bucci, recentemente confermato quale commissario per la ricostruzione del ponte ex Morandi.

Ora, vista così la disposizione appare di assoluto buon senso. Impedire che un commissario possa candidarsi risponde ad una logica di etica politica, essendo inevitabile, anche al di là della volontà dell'interessato, che sulla candidatura pesi il risultato del commissario. Tanto più se questo risultato è decisamente positivo, come unanimemente riconosciuto nel caso di Bucci e della ricostruzione del Ponte San Giorgio.

Siamo sicuri, però, che risponda all'etica politica il fatto che un sindaco possa invece essere nominato commissario? In tutta sincerità, la mia risposta è no. È altissimo, infatti, il pericolo che si inneschi un conflitto di interessi fra il commissario-sindaco e il sindaco-commissario quando si tratta della stessa persona. Anche in tal caso, al di là della volontà e della correttezza personale dell'interessato, che si danno per scontate. Ma dare a una persona la possibilità di sfruttare a fini di consenso una funzione, soprattutto se ben esercitata, non è una cosa equa se parliamo di una democrazia in salute e non malata.

Inoltre, e certo non secondaria come ragione, un sindaco deve fare bene questo mestiere e non essere distratto da un impegno non meno gravoso e rilevante, soprattutto agli occhi dell'opinione pubblica. Quando i due incarichi coincidono, uno finisce per esserne danneggiato e se qualcuno afferma il contrario mente sapendo di mentire.

Nel caso di Bucci, è ovvio che entro sessanta giorni prima delle elezioni della primavera prossima debba decidere se andare avanti a fare il commissario, oppure lasciare questo incarico e ricandidarsi sindaco di Genova. Tuttavia, la norma, palesemente contraddittoria in termini etici, il suo danno lo ha già fatto. Bucci, cioè, se si ricandiderà potrà godere del consenso che gli deriverà dall'aver fatto bene il commissario. È comprensibile, è umano. Però non è politicamente corretto se la questione si guarda dal punto di vista di chi lo sfiderà.