cronaca

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La settimana scorsa ha registrato due avvenimenti importanti:

1) La proposta presentata all’Europarlamento dal presidente della Commissione Europea Ursula Van der Leyen. Creare un Fondo per la ripresa composto da 500 MDI per sovvenzioni a fondo perduto e da 250 MDI per prestiti da rimborsare all’interno di un piano mirato ad interventi nei settori maggiormente colpiti dalla pandemia (sanità) nel campo del ”green “ e del digitale. L’Italia potrebbe ricevere - in tempi e modalità ancora da chiarire - 173 MDI circa di cui 81 MDI di sovvenzioni a fondo perduto a fronte, però, di un suo contributo di circa 56 MDI.

Come si finanzierà il Piano? Sarano emesse obbligazioni garantite dal bilancio comunitario 2021–2027 che sarà rafforzato con i proventi della “plastic tax", del contrasto all’elusione di imposte da parte dei colossi del web, degli introiti derivanti dalla disciplina antinquinamento. Autorevoli componenti del Governo, con in testa il Premier Conte, hanno esultato sottolineando gli aspetti innovativi della proposta (le sovvenzioni a fondo perduto e la mutualizzazione del debito). Tutto ciò è vero e lo testimoniano anche le reazioni dei mercati e l’andamento dello spread. Tuttavia, assieme alla soddisfazione per questa scelta della Commisione, occorre tener presente.

a) La comunicazione della Presidente Van der Leyen è solo l’inizio di un negoziato che sarà lungo. Le discussioni saranno difficili dal momento che il Piano per diventare operativo dovrà ricevere l’unanimità dei consensi del Consiglio Europeo dove i Paesi “frugali“ (Austria, Olanda, Svezia, Danimarca) faranno sicuramente la loro parte opponendosi a questa inizitiva.

b) C’è il problema della condizionalità. I Paesi interessati alle sovvenzioni e ai prestiti dovranno sottoporre alla Commissione UE un piano organico degli interventi che ritengono di realizzare per rispettare l’impegno a fare determinate riforme, nel caso dell’Italia, la Pubblica Amministrazione,la Giustizia e il Digitale.

Gli interventi saranno da inquadrare nell’ambito delle “Raccomandazioni - Paese" che la Commissione ogni anno rivolge ai paesi comunitari.
Non ci sarà spazio quindi per accontentare altre richieste legittime e altrettanto interessanti, come la riduzione delle tasse. (Sono fuori luogo quindi le proposte di Salvini,Meloni e anche di autorevoli esponenti i Forza Italia quando propongono di utilizzare questi fondi per introdurre nel nostro ordinamento fiscale la Flat Tax)

c) Vi è poi il problema dell’effettiva erogazione dei fondi in questione che inizierebbe non prima del 2021. Nell’autunno di quest’anno si prevederebbe solo la possibilità di una erogazione di 11 – 12 MDI dei quali soltanto 2,5 MDI potrebbero andare all’Italia. Questo è un grosso problema! L’Italia ha bisogno di risorse consistenti e rapidamente disponibili. Se così è, allora il Governo, oltre che esultare per le decisioni che sono state avviate in Europa, dovrebbe trovare un soluzione – ponte nel brevissimo periodo ,una soluzione che sia solida e possa condurre a risultati efficaci e concreti.

In questa prospettiva farebbe bene il Governo Conte a verificare la praticabilità di emettere un prestito non forzoso finanziato dagli italiani, garantito da parte dell’ingente patrimonio immobiliare dello Stato Italiano con emissioni di titoli a 30 anni esentati da tasse presenti e future. Ancora il Governo Conte dovrebbe superare gli indugi e incassare i 36 MDI di Euro del MES per potenziare il sistema sanitario italiano.


2) Le Considerazioni Finali del Governatore Visco all’assemblea della Banca d’Italia.

“L’economia italiana, mentre stiamo attraversando la più grande crisi della storia recente con una riduzione prevista del PIL del 13 %, deve trovare la forza di rompere le inerzie del passato e recuperare una capacità di crescita da troppo tempo appannata perché non mancano le opportunità e il Paese ha i titoli per coglierle" ha detto Visco “Si profila con il dissiparsi della pandemia un mondo diverso... dobbiamo ritrovare la via dello sviluppo. Bisogna accrescere l’efficacia della spesa pubblica e intervenire sulla struttura dell’economia “Visco ha poi ipotizzato un nuovo patto sociale tra Governo, imprese, istituzioni finanziarie, lavoratori e società civile. Così come si è augurato che in Europa si affermi la linea di una maggiore integrazione dopo l’annuncio della presidente Van der Leyen di varare il piano “Next Generation".

Dalla BIT arriva quindi un grido d’allarme: siamo dentro la crisi economica più pesante degli ultimi 70 anni,ma possiamo farcela, se utilizzando le nostre potenzialità decidiamo da subito di fare tutto quello che deve essere fatto per migliorare la competitività del nostro Paese.

Peccato che assieme a questi due avvenimenti che hanno acceso una speranza sul futuro della nostra economia, si debba registrare una presa di posizione di due autorevoli componenti del Governo Conte, l’On. Fraccaro e l’on. Mario Turco stretti collaboratori del Premier Conte in qualità di Sottosegretari alla Presidenza del Consiglio che hanno dichiarato “per ridurre il divario di crescita economica e produttività accumulato in questi ultimi 20 anni dopo le scelte della Commissione Europea sarà importante aggiungere una leva nazionale con innovativi strumenti di finanziamento volti a migliorare la liquidità e le politiche di investimento... in questo ambito diventa fondamentale creare una banca pubblica…”.

Nessuno evidentemente ha mai spiegato a questi impreparati parlamentari del Movimento 5 Stelle che nel 1987 in Italia esistevano oltre 2500 banche, la maggioranza delle quali (97 %) erano proprio banche pubbliche con amministratori nominati dalla politica. Ci sono voluti 11 anni (1987–1998) di dibattiti e confronti in Parlamento per varare leggi che hanno consentito di realizzare la più grande e strutturale riforma del sistema finanziaro–bancario italiano, con un ruolo strategico affidato alle Fondazioni Bancarie. In nessun Paese d’Europa si è fatto in positivo quanto è stato fatto in Italia con la regia della Banca ‘Italia di Ciampi (1987–1992) e di Fazio (1993–2005).

Le banche italiane sono state privatizzate, capitalizzate, modernizzate e rese assai competitive. Per questi motivi il sistema bancario ha mostrato una maggiore tenuta resistendo meglio di altri sistemi europei all’impatto con la crisi causata dal fallimento del sistema finanziario americano del 2008.

Nessuno ha spiegato a questi sprovveduti parlamentari del Movimento 5 Stelle, che lo Stato Italiano possiede già una banca pubblica importante, la Cassa Depositi e Prestiti, che controlla e determina l’indirizzo economico delle più importanti società pubbliche italiane Eni, Fincantieri, Enel, Poste spa, Leonardo, Sace, Terna.