cronaca

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Sarebbero forse bastati i sistemi di monitoraggio aggiuntivi, moderni sensori da applicare ai piloni del ponte Morandi, per evitare 43 morti, centinaia di sfollati e una città nel caos.

Dovevano essere installati due anni fa, avrebbero tenuto sotto controllo minuto per minuto il vecchio viadotto e avrebbero fornito ai tecnici indicazioni molto più precise rispetto ai rilevamenti standard. La storia è però nota, i sensori non sono mai stati installati e il ponte è venuto giù.

C'è anche questo aspetto nella ricostruzione delle responsabilità che la procura di Genova sta effettuando in questi giorni: perché uno strumento tutto sommato semplice e di facile istallazione è stato considerato superfluo?

La risposta, probabilmente, risiede nel fatto che per i tecnici di Spea (la società del gruppo Autostrade addetta ai controlli tecnici) il ponte Morandi non era un pericolo. Non lo era al punto che tutte le azioni conservative dedicate al viadotto sono state differite alla partenza del cantiere che, a sua volta, è stato rimandato fino all'ottobre dell'anno scorso.

Le indagini della guardia di finanza devono fare luce proprio su questo mistero: è possibile che le analisi di routine fossero così poco precise da non accorgersi minimanete del degrado del ponte? E ancora: perché, visto che un profilo di rischio era stato comunque evidenziato (sebbene considerato naturale) nessuno ha pensato di approfondire i controlli?