cronaca

Una storia senza vergogna, che fa indignare
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Alla vergogna non c'è fine. Così apprendiamo che i vertici di Autostrade si sono aumentati gli stipendi, a partire dall'amministratore delegato Roberto Tomasi. Articolate le ragioni. La prima è che la decisione ha a che fare con la cessione della società a Cassa depositi e prestiti e ad alcuni fondi di investimento. L'operazione sarà portata a termine effettivamente il prossimo anno, se Atlantia, che controlla Autostrade, a fine mese darà il proprio assenso. Ma intanto l'aumento delle retribuzioni (per Tomasi da 635 mila a 750 mila euro l'anno) consentirebbe di bloccare l'attuale management.

Siccome Cassa depositi è società controllata dallo Stato, mi aspetto che fin da subito, appena acquisirà la società, faccia un bel repulisti dell'intera prima fila manageriale di Autostrade. È vero che non c'entra direttamente con la tragedia del Morandi, ma il cambio di proprietà trae spunto proprio da quella vicenda e la politica fin dall'indomani delle morti del 14 agosto 2018 ha fatto un punto d'onore del voltare pagina. Bene, ora che finalmente sembra giunto il momento ci si viene a spiegare che bisogna aumentare gli emolumenti dei manager per non perderli? E via, siamo seri!

Anche perché dopo il Morandi, Autostrade non è che abbia saputo fare meglio. Avete presente il gran casino che da mesi imprigiona la Liguria a causa dei cantieri per opere di messa in sicurezza colpevolmente mai realizzate prima? Ecco, parliamo di quella roba lì quando diciamo che alla vergogna di tutta questa storia non c'è fine.

Ma non basta. Secondo quanto riportato dal quotidiano Repubblica, Autostrade per l'Italia fa sapere che "lo stipendio di Tomasi partiva da un livello tra i più bassi del settore infrastrutture. Per il 2020 aveva diritto a un fisso di 635 mila euro e a un variabile pari al 150 per cento della retribuzione annua l'ora, che però non ha incassato perché gli obiettivi non sono stati raggiunti. Nell'anno della pandemia nessun manager di Autostrade ha maturato la componente variabile dei compensi. Parte degli obiettivi di Tomasi era poi subordinata all'approvazione del Pef (il piano economico finanziario del governo ndr) che ancora non c'è e che verosimilmente arriverà dopo la vendita".

Interessanti questi chiarimenti. Perché chiariscono, la ripetizione è assolutamente voluta, alcune cose. Primo: se gli obiettivi non vengono raggiunti, in Autostrade si aumentano gli stipendi come se fosse andato tutto a meraviglia. Secondo: siccome nell'anno della pandemia nessuno ha visto migliorati i propri compensi, si procede a una operazione recupero che, invece, è negata a tutti i tapini che si fanno un mazzo tanto ma non appartengono ad Autostrade. Terzo: siccome ci sono obiettivi che "verosimilmente" saranno raggiunti successivamente alla vendita, Autostrade intanto paga al top manager il variabile connesso e poi si vedrà.

Una storia senza vergogna, che fa indignare e incazzare. Che persino imbarazza solo a raccontarla, in tempi nei quali ci sono persone, tante persone, che devono "campare la famiglia" con pochi euro. È vero, non avranno le responsabilità di cotali super manager, che hanno studiato, sudato e sgomitato per arrivare in quei posti. Però: sono così bravi da non poterne fare a meno e di 635 mila euro all'anno proprio non si sarebbero potuti accontentare?