cronaca

La partita è arrivata ben oltre il noventesimo minuto
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Ore di lavoro al quartier generale di Autostrade per l'Italia a Roma dove l'ad Roberto Tomasi sta mettendo a punto una proposta convincente da sottoporre al governo ed evitare la revoca della concessione. Il Consiglio di amministrazione svolto in mattinata avrebbe approvato una nuova proposta finalizzata a una positiva definizione della procedura di contestazione.

In serata l'offerta dovrebbe approdare sul tavolo della ministra delle Infrastrutture e trasporti, Paola De Micheli, che entro la serata di domenica la esaminerà con i tecnici del ministero e lunedì la porterà a Palazzo Chigi dal premier Giuseppe Conte che nei giorni scorsi aveva detto di attedersi "una proposta vantaggiosa" per lo Stato. Martedì il consiglio dei ministri dovrebbe sciogliere il nodo sul destino di una bella fetta della rete autostradale italiana e della provincia di Genova in particolare.

In pratica, il conto alla rovescia per i Benetton dovrebbe essere iniziato. I trevigiani sembrano pronti a rinunciare al controllo di Autostrade ma per trovare una soluzione il tempo è agli sgoccioli seguendo il cronoprogramma del premier Conte. "O arriva una proposta a cui il governo non puo' dire di no, perche' estremamente vantaggiosa per il pubblico, visto che non possiamo piu' regalare soldi a nessuno, men che meno ai privati, oppure andiamo verso la revoca", aveva detto presidente del Consiglio da Venezia, dove ha inaugurato il Mose.

La partita è arrivata ben oltre il novantesimo minuto ed è concreta la possibilità che il governo, pressato dal Movimento 5 stelle, fischi la fine della partita. La scelta finale dovrebbe arrivare nel corso del Consiglio dei ministri che si terrà martedì 14 luglio. E per questo la carta della discesa della dinastia veneta sotto il 50% di Autostrade, va messa sul tavolo subito. La voce del passo indietro gira con una certa insistenza, anche se non mancano gli ostacoli e le perplessità. A cominciare dalla valutazione di Autostrade per l'Italia. Il governo punta a minimizzare i costi con cui subentrare ai Benetton alla guida della società.

Sembra che la holding sia disposta a scendere sotto il 50% (si parla del 30%) non più attraverso una cessione tout court ma con un aumento di capitale pari a circa 3 miliardi di euro per fare entrare nell'azionariato delle "nuove" Autostrade, Cdp, F2i, Poste Vita e alcune casse previdenziali. Gli analisti di Equita sostengono che Autostrade valga circa 5,5 miliardi. Una partita nella quale anche il fondo australiano Macquarie sarebbe interessato a giocare un ruolo, anche di primo piano. Passare dal controllo a una quota di minoranza ha un evidente impatto sulla trattativa e sulle discussioni che stanno spaccando il governo e soprattutto i pentastellati.

La Lega ha già bocciato l'ipotesi Cdp in Autostrade. "Sembra un compromesso per non decidere. Questo governo si deve prendere la responsabilità di decidere. Cdp è solo il compromesso che vogliono mettere in campo, ma c'è bisogno di un sì o di un no. Purtroppo tergiversano sempre e non decidono mai'', sostiene Claudio Durigon, deputato e responsabile del Dipartimento Lavoro del Carroccio. ''Per capire se l'entrata di Cdp è un rischio occorre valutare se ci sono davvero le condizioni, ma in un modo o nell'altro ci troviamo sempre di fronte ai soliti compromessi''.

Dentro il Movimento 5 Stelle ci sono due fazioni contrapposte.
Da un lato gli oltranzisti che dicono revoca e basta, come Alessandro Di Battista, a cui ora si è aggiunto Stefano Fassina esponente di Leu. Dall'altra parte, quanti sono disposti ad accettare la discesa dell'attuale proprietà, a patto però che vadano almeno al 30%. E qui subentra un altro problema, quello della quota che alla fine avrà in mano Atlantia visto che i Benetton stanno ancora valutando fino a che punto scendere. Il cerchio, quantomeno per la parte più "morbida" dei M5s, non si chiuderebbe se decidessero di restare intorno al 49% o comunque sopra il 30%. Nel frattempo Atlania starebbe cedendo una quota di minoranza di Telepass, con un potenziale incasso fino a 800 milioni.

C'è un ultima carta che i Benetton potrebbero giocare
(finora sottobanco) per non uscire definitivamente di scena. Si tratta di un maxi-piano da 3 miliardi così suddivisi: 1,5 miliardi per il calo delle tariffe e ulteriori investimenti, 700 milioni per ulteriori manutenzioni e 800 milioni per Genova. Oltre all'impegno, per ora congelato, a investire 14,5 miliardi fino al 2038 e di stanziare 7 miliardi per la manutenzione ordinaria. Secondo alcune fonti, ciò che il governo chiede ad Autostrade è di formulare una proposta sulle tariffe, sulle sanzioni in caso di inadempimento sulle manutenzioni e i controlli. Il Pd sarebbe pronto a trattare mentre il M5s però resiste.

“Su una cosa i grillini hanno molte ragioni
ed è la critica al sistema delle concessioni autostradali nel quale Autostrade è ingrassata facendo però un sacco di pasticci fra cui quel disastro che è stato il crollo del ponte di Genova. Diciamoci un'amara verità: nel quadro dell'operazione privatizzazioni iniziata bene, proseguita male e finita malissimo (nel senso che il settore della pubblica economia è stato letteralmente depredato da 'capitani coraggiosi' di vario tipo), le concessioni autostradali sono state letteralmente svendute ai privati" mentre le "facoltà di controllo del ministero dei Trasporti sono state letteralmente azzerate e certamente non ripristinate dai ministri grillini", ha detto Fabrizio Cicchitto (Presidente Riformismo e Libertà) al quotidiano Il Tempo.