cronaca

Visto con gli occhi dei Benetton Castellucci era una miniera d’oro
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Si è dimesso l'ad Castellucci da Atlantia al termine del consiglio di amministrazione straordinario.  L'arresto di tre dirigenti delle controllate Aspi e Spea (e altre misure cautelari a carico di sei persone), il crollo delle azioni hanno pesato su di lui, portandolo a a chiedere al presidente di Atlantia di convocare il consiglio.

Per lui una buonuscita di oltre 13 milioni di euro, oltre a un particolare rilevante:
"per qualsiasi giudizio civile, penale o amministrativo che dovesse coinvolgerlo, anche dopo la cessazione dei rapporti, in relazione all'attività resa in esecuzione dei medesimi ogni onere relativo, anche per indennizzi e risarcimenti, e anche per spese legali e peritali" sarà a carico di Atlantia, salvo "dovessero emergere condotte dolose comprovate ed accertate".

Visto con gli occhi dei Benetton Giovanni Castellucci è una miniera d’oro
: è il supermanager, da anni stabilmente nella top ten dei dirigenti più pagati d’Italia, che ha garantito alla famiglia proprietaria di Autostrade profitti stellari. Ma è anche l’uomo che, dopo una serie infinita di successi, dall’America alla Barilla fino al gruppo Atlantia, è incappato in due disastri che ne hanno minato la carriera, forse definitivamente. Sotto il regno di Castellucci, infatti, si sono verificate due stragi che hanno commosso e indignato il Paese: i 40 morti che il 28 luglio del 2013 precipitarono con un vecchio pullman scassato e senza freni giù da un viadotto della Napoli Canosa e poi il disastro dei disastri, il crollo del ponte Morandi. Nel primo caso il manager fu indagato, processato e infine assolto dal tribunale di Avellino, il secondo caso è nelle mani della procura di Genova che sta ancora indagando.

Ma al di là delle vicende giudiziarie è la totale mancanza di empatia ad avere indignato il mondo intero: quando, pochi giorni dopo il crollo del ponte, un giornalista inglese gli chiese se non si sentisse in dovere di scusarsi, Castellucci rispose “No, ci si scusa se ci sente responsabili”. Una risposta da cavillo giudiziario che rappresentò uno schiaffo nella faccia a un’intera comunità, che aveva creduto a un’infrastruttura che gli era invece crollata sotto i piedi.

Chiunque si sarebbe dimesso dopo una vicenda simile, Castellucci no
: rimase in sella, venne a Genova a presentare un progetto di ponte che, era chiarissimo, non avrebbe mai potuto realizzare. Fu poi trasferito da Autostrade ad Atlantia, dalla controllata alla controllante, una sorta di promozione. Dopo quello che era successo. Ma la stabilità di Castellucci e l’amicizia dei Benetton non potevano reggere alle ultime, infamanti, accuse: dipendenti di Autostrade e Spea falsificavano i report che avrebbero dovuto garantire la nostra sicurezza. E’ stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Scaricato anche dai proprietari a Castellucci non sono rimaste che le dimissioni.