salute e medicina

Appuntamento crossmediale in Terrazza Colombo
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Comincia una serie di convegni crossmediali in Terrazza Colombo dedicati alla sanità e alla salute. “Più di mezzo milione di anziani in Liguria, come gestire questa sfida senza far collassare il sistema sanitario?” questa la domanda al centro dell'appuntamento che abbiamo trasmesso in diretta streaming

Vivere a lungo e vivere bene. Chi non vorrebbe farlo? Arrivare alla terza età e viverla al meglio, conducendo una vita indipendente e attiva il più a lungo possibile: è il sogno di tutti, ma anche una delle principali sfide dei sistemi sanitari. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, accanto agli anziani “in gamba” convive, infatti, una fetta della popolazione che invecchia male e due terzi degli europei in età pensionabile è afflitta da almeno due malattie croniche. Come gestire, quindi, questa sfida in una regione come la Liguria dove su 1.575.000 persone oltre 540.000 mila sono over 60?

A introdurre il convegno quattro interventi: “Come invecchiare bene?” del dott. Claudio Ivaldi Presidente sezione ligure Società Italiana di geriatria e gerontologia; “E’ possibile rallentare l’invecchiamento?” del prof. Patrizio Odetti Ordinario di geriatria e gerontologia all’Università di Genova; “Anziano e farmaci: una linea sottile tra beneficio e rischio” del dott. Alberto Pilotto direttore dipartimento cure geriatriche, ortogeriatria e riabilitazione dell’ospedale Galliera di Genova e “Prevenire e curare le malattie legate all’invecchiamento” del dott. Carlo Serrati direttore DAI Neuroscienze e Organi di Senso IRCCS San Martino.

A seguire la tavola rotonda con, tra gli altri, il presidente Ascom Salute Confcommercio Genova Luca Pallavicini; il prof. Riccardo Ghio docente di medicina interna all’Università di Genova e il prof. Guido Rodriguez già primario di neurofisiologia a San Martino e presidente Cream-Cafè. Tra le testimonianze quella del prof. Ernesto Palummeri primario emerito di geriatria e dell’ing. Luca Racca della Linear. Modera Mario Paternostro.

GLI INTERVENTI

Claudio Ivaldi, Presidente sezione ligure Società Italiana di geriatria e gerontologia - Trovarci in questa regione con tante persone anziane è anzitutto un successo che prima era un privilegio di poche classi sociali. Tante volte invece è letto come un problema. Ci sono indicazioni da dare a persone che non sono ancora invecchiate, a persone che iniziano a farlo e a chi ha già malattie per evitare che peggiorino. Ci sono misure, come l'attività fisica, una vita sana e pochi farmaci, che possono far vivere l'invecchiamento come un momento positivo. Ovviamente servono risorse. 

Patrizio Odetti, ordinario di geriatria e gerontologia all’Università di Genova - Chi vuole invecchiare? Nessuno. Ma inevitabilmente si invecchia. Tuttavia, se è vero che negli ultimi anni abbiamo raggiunto un successo sanitario, è vero che non siamo così in alto dal punto di vista dell'invecchiamento in salute. I nostri sono vecchi malati e stiamo progressivamente scendendo nella classifica mondiale. Non si invecchia molto bene. Possiamo modificare gli stili di vita, pensiamo al fumo. Possiamo alimentarci in maniera corretta, anche un po' meno. La scienza ha dimostrato che siamo in grado di modulare il comportamento delle nostre cellule, in tutti gli animali, dal verme alla scimmia all'uomo. Ma gli alimenti modulano anche il dna, possiamo fare altri passi avanti. La scienza, dal punto di vista tecnologico, è in grado di modulare alcuni enzimi. Se inibiamo la miostatina possiamo fermare la sarcopenia. Lo abbiamo visto nelle mucche, nei topi. In un prossimo futuro saremo in grado di farlo anche nell'uomo. Se fossimo in grado di modulare in maniera corretta la replicazione delle cellule, potremmo avere una ricarica di neuroni o delle cellule cardiache. L'età massima scritta nel dna è di circa 120 anni. 

Alberto Pilotto, direttore dipartimento cure geriatriche, ortogeriatria e riabilitazione dell’ospedale Galliera di Genova - Userò quattro coppie di parole su anziani e farmaci. Rapporto difficile: il passaggio tra uso e abuso è estremamente difficile. Nel 2016 al Galliera ci sono stati 1232 ricoverati, in linea con la letteratura internazionale l'8-10% sono legati all'abuso di farmaci. La media di farmaci usati è pari a otto, cioè otto molecoli. Terapia personalizzata: nell'anziano c'è il fenomeno dell'eterogeneità. Ogni anziano è diverso da un altro. L'anno scorso abbiamo fatto un'indagine su 600 anziani nell'area metropolitana di Genova: il 50% sono robusti, il 35% a rischio di fragilità, il 15% è decisamente fragile. La stessa indagine fatta in ospedale ha rovesciato completamente le percentuali: 50% fragili, 35% a rischio, 15% robusto. Fragilità multidimensionale: le diverse dimensioni dell'anziano che vanno a definire la persona: biologica, cognitiva, motoria, socio-economica. Infine, innovazione e ricerca. Applicando dei software abbiamo cercato di individuare quali di quegli otto farmaci sono appropriati o meno. Sono tornati a casa con 5-6 farmaci a testa. La tecnologia ci può aiutare: la domotica e la robotica possono facilitare il lavoro del clinico. E poi continuità: ospedali, rsu, territorio devono essere un unicum. 

Carlo Serrati, direttore DAI Neuroscienze e Organi di Senso IRCCS San Martino - Gli stereotipi dell'anziano si formano precocemente: se uno è convinto che diventerà fragile nella memoria, è molto più facile che diventi un paziente con disturbi della memoria. Il predittore negativo a 20 anni predice dati biologici: l'atrofia dei lobi temporali, la beta-miloide e la tau-proteina. C'è un problema di forma mentis che dovrebbe cominciare precocemente. Parliamo di plasticità cerebrale: è la capacità del cervello di adattarsi. Confrontando due gruppi di giovani e di anziani abbiamo chiesto loro di fare un 'tapping test': c'è una piccola area cerebrale che si attiva in più negli anziani per garantire questa semplice operazione, in pratica ci vuole un po' di cervello in più e questo significa che si adatta. Ogni due ore in Liguria c'è un ictus, o una recitiva di ictus: l'età media al San Martino è 58,6 anni. 

LA TAVOLA ROTONDA

--- Un modello di assistenza per la Liguria: ospedale o territorio? --

Come far fronte ai bisogni di assistenza degli anziani? "Il luogo più adatto sarebbe sempre casa propria", rileva Pallavicini, che ricorda dati secondo cui 30 mila persone non del tutto autosufficienti in Liguria si trovano senza assistenza. "Puntare sulla residenzialità territoriale, che non è solo un problema degli anziani ma anche dei disabili e dei tossicodipendenti", continua.

Che scelta dovrebbe fare il politico? "Decidere se dare un'assistenza prevalentemente domiciliare o prevalentemente residenziale - dice il professor Odetti - ma dev'essere una scelta a lungo termine, cosa difficile con le nostre brevi legislature".

Questione di tempi oltre che di costi? "Sì, però il problema è attuale - continua Odetti - io ho l'impressione che i nostri anziani siano diventati così fragili che un passaggio stabile in ospedale sia inevitabile. La filiera di assistenza al paziente dovrebbe attivarsi precocemente, con una presa in carico a partire dall'ospedale".

Risponde il dottor Pilotto: "In ospedale il paziente ci transita. Quando si va oltre un certo limite, l'anziano peggiora e c'è la necessità di un recupero molto maggiore. Il collegamento stretto e soprattutto veloce ospedale-territorio diventa fondamentale. La soluzione è adottare logiche ospedaliere anche al di fuori: non ci si può fermare al venerdì pomeriggio. Si deve ragionare 24 ore al giorno, 365 giorni all'anno. Chi mangia pesce, alla faccia dei vegetariani, è chi ha maggiori reti sociali e riesce a riempire la giornata con incontri, esperienze e valori. Questi non diventano fragili". Ma "è importante usare il termine 'non autosufficiente' piuttosto che 'fragile', altrimenti non si hanno riconoscimenti", nota Pallavicini. 

"In Liguria esistono difficoltà legate a trasporti e fruizioni dei servizi - aggiunge Ivaldi - e in questo senso serve una maggiore coerenza tra offerte differenti a seconda di dove uno abita. Bisogna tentare di omogeneizzare verso l'alto. 

--- Strategie culturali, sociali e politiche ---

È possibile pensare a strutture intermedie tra case e ospedale? Il dottor Rodriguez porta l'esempio del Cream-Cafè che ha sede a Palazzo Ducale: "Un'associazione di volontari che propone di fare qualcosa per tenere attiva la riserva cognitiva quando si è ancora in tempo. Non serve a prevenire l'alzheimer o altro, ma a spostare in avanti la comparsa dei sintomi. Ad esempio parlare due lingue sembra tardare di 5-6 anni. È una proposta culturale, non sanitaria. Siamo aperti tutti i pomeriggi dal lunedì al venerdì, facciamo laboratori di lingue stranieri, coloriamo, disegniamo, giochiamo e parliamo. Questa è la nostra proposta". 

"La residenzialità deve essere un continuum, si parte dalle scuole - osserva il professor Ghio - dove non si insegna come mangiare. La responsabilità gravissima se il sistema non funziona è del mondo politico: per mandare a regime un modello ci vogliono 30-40 anni. Si diceva prima che un paziente deve lasciare l'ospedale in 8-10 giorni. Pensiamo alla protesi d'anca: è impossibile. I reparti di geriatria, secondo me, non dovrebbero esistere: dovrebbero esserci reparti di medicina interna con supporto geriatrico. La lotta è sempre coi parenti dei pazienti". 

--- Migliorare la qualità della vita ---

L'ingegner Racca di Linear spiega che alcuni studi hanno trovato una correlazione tra problemi dell'udito e depressione: "Nel lungo periodo sentire meno può limitare l'acquisizione di informazioni e si riduce l'aspettativa di vita anche di tre anni. Stiamo lavorando adesso su un nuovo dispositivo che diventi una piattaforma aperta, un progetto sviluppato con Regione Liguria e l'Unione Europea. Interrompere o limitare la comunicazione implica un problema di fragilità enorme". 

Tutto in streaming su Primocanale.it ma anche in tv.
Su Primocanale, canale 10 del digitale terrestre, passaggi alle 13, 20 e 23. Su Primocanale Tg24, canale 11, alle 14, 21 e 24. Tutto il convegno sarà memorizzato e visibile su terrazzacolombo.it e primocanale.it