cronaca

I due reperti sono stati ceduti in custodia temporanea al Museo Archeologico
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Nell’ambito delle attività di presidio dei confini unionali e nazionali si collocano i controlli rivolti alla repressione dei traffici illegali di beni artistici e culturali, effettuati congiuntamente dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e dalla Guardia di Finanza con la collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali. A seguito dell’analisi dei rischi eseguita dal personale dell’Ufficio delle Dogane e dalla Guardia di Finanza della Spezia sulle dichiarazioni di esportazione è stato individuato un container contenente 276 colli di “effetti personali” spediti da un privato verso gli Stati Uniti, al cui interno dovevano trovare posto secondo la documentazione allegata due “statue”.





Il container è stato prontamente verificato e al suo interno, accuratamente imballate, sono state rinvenute due anfore in terracotta visibilmente antiche e di presumibile interesse archeologico, immediatamente rimosse dal carico e trasferite presso i locali delle Autorità. 
A seguito dell’invio di dettagliati rilievi fotografici, la Soprintendenza archeologica, Belle Arti e Paesaggio di Genova dichiarava trattarsi di manufatti autentici e risalenti al II e al I secolo a.C., come in seguito confermato dalla perizia dell’archeologo subacqueo della stessa Soprintendenza.





L’esportatore ha dichiarato il possesso delle anfore da parte della propria famiglia da generazioni, ma non ha potuto provare il fatto come previsto dalla normativa in materia. Le anfore sono state quindi poste sotto sequestro e, in seguito ad autorizzazione dell’Autorità Giudiziaria, cedute in custodia temporanea al Museo Archeologico del Castello di San Giorgio, che ne curerà un’adeguata e sicura esposizione all’interno degli spazi museali.  Il soggetto esportatore delle anfore è stato oggetto di denuncia penale ai sensi degli artt. 65 e 176 del D.Lgs 42/2004 per possesso illecito e tentata esportazione di beni di interesse artistico, storico e archeologico senza attestato di libera circolazione o licenza di esportazione.





Dalla preziosa collaborazione fra Enti pubblici il Museo Archeologico del Comune della Spezia acquisisce così temporaneamente due esemplari di anfore romane (una Dressel 2/4 e una greco-italica) che arricchiscono il percorso museale offrendo informazioni sulla vita quotidiana in età romana. Le anfore, in questo senso, sono particolarmente interessanti, in quanto rappresentano i contenitori alimentari simbolo di tutti i traffici marittimi e fluviali. Esse contenevano le principali derrate alimentari (olio, vino, salse di pesce) di vitale importanza per le varie popolazioni, sia quelle produttrici che quelle consumatrici. Le anfore, grandi vasi caratterizzati da due anse e dal tipico fondo a punta, possono superare il metro di altezza e pesare da vuote tra i 5 e i 10 chilogrammi. Una volta riempite, il peso totale poteva aggirarsi intorno al quintale, per cui il trasporto manuale avveniva con pertiche rette da due uomini. Lo stretto collo veniva sigillato con tappi di sughero o ceramica fermati con pece.




Una volta sigillate, le anfore erano imbarcate nelle stive delle navi, secondo una procedura che rendeva il carico sicuro e stabile e che ottimizzava al meglio lo spazio disponibile: venivano disposte su più livelli, con le prime che si fissavano in uno strato di ghiaia o sabbia o in appositi reticolati, mentre ai livelli superiori erano disposte a scacchiera, con un contenitore incastrato ogni tre o quattro colli di anfore dello strato inferiore. In questo modo si percorrevano le rotte commerciali con carichi enormi risparmiando al massimo i costi vivi del trasporto.





Le informazioni che possiamo ricavare da questi containers alimentari dell’antichità presenti in una zona consentono di individuare una rete molto capillare della merce richiesta sui mercati, la capacità di acquisto della popolazione e la funzionalità delle vie di trasporto sia costiere che interne (fluviali o terrestri). 
La proficua collaborazione instaurata tra gli Enti coinvolti regalerà un ulteriore motivo ai cittadini e alle scuole per visitare il Museo Archeologico e conoscere da vicino la storia antica nella sua complessità.