Atteso da oltre un anno, più volte rimandato a causa della pandemia, finalmente è riuscito ad arrivare nelle sale. Questa settimana partiamo da ‘Black widow’, il blockbuster targato Marvel con Scarlett Johansson attesissimo dagli appassionati, e non solo di comics. Il film dell’australiana Cate Shortland che finora si è messa in evidenza soprattutto in film d’autore è un prequel che racconta le origini di Natasha Romanoff ripercorrendo i momenti che l’hanno portata ad aderire – negli anni ’80 - al programma sovietico Black Widow volto a creare super agenti assassine.
Ambientato nel periodo di tempo che intercorre tra ‘Civil War’ e ‘Infinity War’, è lei stessa a ricordare il proprio passato che in qualche modo torna a tormentarla prendendo alla fine la decisione di affrontare demoni mai scomparsi invece di continuare a scappare: è il motivo per cui si allontana momentaneamente dagli Avengers per raggiungere la sua vecchia famiglia e tornare là dove è diventata Black Widow. Mi rendo conto che per chi non conosce l’universo Marvel la trama sia un po’ criptica ma saranno in molti invece a ritrovare temi e luoghi a loro familiari.
Detto questo, il film appare, nello stile, sostanzialmente diverso dai classici Marvel sembrando più una pellicola alla James Bond o alla Jason Bourne che affronta il tema della manipolazione di giovani donne e regala una morale rivolta all’importanza della famiglia. Insomma più un thriller che un film di Supereroi, ma a parte questo è divertente, certamente qua e là poco plausibile ma con pochi momenti di stanca e un ritmo talvolta adrenalinico. Il tutto grazie ad una sceneggiatura abbastanza equilibrata che tra un momento d’azione e l’altro intreccia humor e analisi psicologica dei protagonisti principali.
Di genere completamente diverso è ‘Un altro giro’ del danese Thomas Vinterberg, premiato tre mesi fa con l’Oscar per il miglior film straniero, che parte dalla curiosa teoria di uno psicologo norvegese secondo la quale tutti noi siamo nati con una minima quantità di alcol già presente nel sangue e che, pertanto, una piccola ebbrezza può aprire le nostre menti al mondo che ci circonda, diminuendo la percezione dei problemi e aumentando la creatività. Rincuorati da questa teoria, Martin e tre suoi amici, tutti annoiati insegnanti delle superiori, intraprendono un esperimento per mantenere un livello costante di ubriachezza durante tutta la giornata lavorativa. I primi risultati sono positivi e il piccolo progetto si trasforma in un vero e proprio studio accademico ma alcuni azzardi porteranno a serie conseguenze.
‘Un altro giro’, che affronta un argomento serio con un approccio umoristico, è gioioso e malinconico, a volte brutale a volte saggio, in grado di provocare e divertire al tempo stesso. Non tanto un film sul bere perché da questo punto di vista non vuole agire da ammonimento, piuttosto una storia sulla giovinezza, l'amore, i sogni, l’amicizia maschile, la crisi di mezza età e la crudeltà di una condizione per la quale trascorriamo almeno i primi due decenni della nostra vita a capire chi vogliamo essere e il resto a comprendere che spesso non siamo all'altezza di quella visione. Cosicché l’unica cosa che ci resta da fare è venire a patti con gli errori che abbiamo commesso rendendoci conto, in fondo, di avere ancora il tempo per correggerli.
cultura
Al cinema un weekend tra supereroi e alcoolismo
Nelle sale 'Black widow' e 'Un altro giro'
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