cronaca

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 "Vogliamo che nessuno mai più provi un dolore del genere. Questa è una ferita aperta, una ferita immensa" a parlare a Genova nel cuore è Egle Possetti che in quel 14 agosto ha perso in una volta sola la sorella e altri tre familiari, tra cui i due nipotini di 16 e 12 anni.


"Non è accettabile che nel 2018 in Italia 43 persone perdano la vita perchè cade un ponte". C'è determinazione nelle parole di Egle, c'è forza e la voglia di combattere affinchè un fatto del genere non si verifichi nuovamente. Per questo dopo mesi di sofferenza è nato il comitato che riunisce tutti i parenti di chi nel crollo di ponte Morandi ha perso un proprio caro.

"Il comitato è nato per tenere viva l'attenzione su questa tragedia. Vogliamo essere un ponte verso il futuro - spiega ancora -. E poi vogliamo giustizia, la magistratura deve fare il suo percorso e individuare e punire in maniera equa i responsabili. Da anni in Italia ci sono stragi di questo tipo e mai nulla è cambiato. Il nostro comitato vuole invece che qualcosa cambi da ora in avanti".

Una tragedia quella di ponte Morandi che ha colpito nel profondo l'attenzione di tutti. I familiari delle vittime sono rimasti per mesi chiusi nel doloro profondo, lancinante, infinito di chi vede partire un parente e non lo vede tornare a casa perchè un ponte di un'autostrada all'improvviso crolla, lasciando il suo segno di morte. Ma ciò che fa male è l'assenza di comunicazioni da parte di chi quel tratto di strada lo gestiva ed era chiamato a monitorarlo e manutentarlo di continuo. "Da Autostrade per l'Italia nè io nè gli altri parenti delle vittime abbiamo mai ricevuto una lettera di scuse o altro. Nessuno ci quella sociatà ci ha mai contatto. In questi mesi abbiamo vissuto momenti di rabbia e disperazione. Una lettera non ci avrebbe di certo aiutato però non si può non considerare il fatto che chi ha perso la vita stava viaggiando su un ponte gestito da Autostrade" racconta Egle Possetti.  

In questi oltre tre mesi dalla tragedia sono nate decine di iniziative in ricorso e a favore dei parenti delle vittime, spesso però all'insaputa degli stessi: "Vorremmo che ci fosse rispetto nei nostri confronti.  Troppo spesso i nomi dei nostri cari che non ci sono più è stato abusato. Di molte raccolte fondi noi non siamo stati nemmeno avvertiti. Chiediamo rispetto. Il Comune di Genova in questa prima fase ha dovuto gestire l'emergenza abitativa, sta facendo tanto e bene. Il nostro comitato è nato da poco. Ora siamo entati in contatto con il Comune grazie all'aiuto dell'assessore Piciocchi. Chi ha perso una casa ha perso tantissimo, lo capiamo, ma noi abbiamo perso per sempre la possibilità di vedere, parlare e vivere al fianco di un parente".   

Egle Possetti racconta la difficoltà di vivere una tragedia del genere, non solo per il dolore smisurato che si porta nel cuore. Ci sono infatti anche situazioni pratiche gravi e complesse che bisogna per forza di cose affrontare: "C'è chi sul quella strada ha perso i genitori, c'è chi è stato privato del familiare che portava i soldi a casa. E' anche per questo che è nato il comitato" spiega ancora la signora Egle.