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Verso la consultazione popolare /3
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Con il referendum costituzionale di novembre 2016 si va a votare a favore o contro la riforma Boschi-Renzi. Perché votare Sì e perché votare No? Proseguiamo con l'intervento del deputato di "Possibile" Luca Pastorino il dibattito sul tema della modifica costituzionale.

Grazie caro Direttore, soprattutto per l'opportunità. L'opportunità di esprimere attraverso Primocanale una opinione che, insieme a altri, sto portando in giro per l'Italia.

L'opinione di persone "normali" che cercano di spiegare i contenuti di una riforma fino a oggi solo annunciata come condizione unica per la sopravvivenza del Governo e mai illustrata davvero, perché al di là degli slogan, dei tweet o delle slides, di contenuti veri il Governo stesso non parla mai.

Prima di una breve esposizione delle ragioni del mio "no", le chiedo di consentirmi di fare due considerazioni personali e preliminari. La prima: credo che non tutte le stagioni della politica abbiano l'autorevolezza e la credibilità per proporre una modifica della nostra bella e "sacra" carta Costituzionale. Questa no di sicuro.

Al di là di un testo normativo approvato al di fuori di ogni auspicabile condivisione delle parti e con votazioni effettuate durante la notte in un'aula della Camera dei Deputati deserta alla presenza della sola maggioranza, una rappresentanza parlamentare come quella della XVII legislatura che ha conosciuto mille compromessi storici, altrettante variazioni nella composizione della maggioranza e una dichiarazione di incostituzionalità da parte della Corte, credo che avrebbe dovuto dedicarsi a altre cose.

La seconda: questa stessa rappresentanza parlamentare eletta in modo dichiarato incostituzionale, invece di portare avanti una riforma, avrebbe dovuto da subito provvedere a cambiare il funzionamento del Parlamento, nel senso di cambiarne le regole operative, e rendere più efficiente e efficace l'iter dei lavori. Altro che! Questa era la prima riforma da fare. Perché se il problema è che le cose non funzionano e i tempi sono lunghissimi... intanto cominciamo a cambiare regole a dire poco "medioevali".

Un esempio tra tutti (ma potrei farne tanti altri): tutti avrete sentito certamente parlare della "fiducia" posta dal Governo, che sarebbe il modo per chiudere le discussioni infinite caratterizzate dall'ostruzionismo delle minoranze e verificare contestualmente se il Governo ha ancora la maggioranza alle Camere o no. Ebbene, un voto di fiducia comporta la paralisi di ogni attività parlamentare (aula e commissioni) per 24 ore.

Se questa regola poteva avere un significato tipo negli anni '60, con mezzi di comunicazione molto diversi, quando magari occorrevano 24 ore almeno per scongiurare la caduta di un Governo, direi proprio che nel 2016, con i sistemi di cui siamo tutti dotati, questa regola debba essere definita una roba veramente medioevale. Questa come altre.

Cambiati questi criteri, stiate pur certi che il Parlamento funzionerà molto meglio e molto più rapidamente. Da qui si doveva partire prima che da una maldestra riforma della Costituzione. Al di là delle premesse, sintetizzo le ragioni del mio voto contrario al quesito referendario al quale saremo chiamati a rispondere.

Il Senato non viene abolito: viene eliminato il voto dei cittadini per i senatori. A eleggere i senatori saranno i consiglieri regionali (e il Presidente della Repubblica). È solo uno specchietto per le allodole l’affermazione per cui l’elezione dei senatori da parte dei consigli regionali debba avvenire – peraltro limitatamente ai 74 consiglieri regionali – “in conformità delle scelte degli elettori”.

Il nuovo Senato sarà composto da 74 consiglieri regionali, 21 sindaci, 5 senatori nominati dal Presidente della Repubblica per 7 anni e gli ex Presidenti della Repubblica. Così diventa, in sostanza, un “dopolavoro” per sindaci e consiglieri regionali, senza che sia previsto nessuno degli strumenti per assicurare una effettiva rappresentanza delle istituzioni territoriali. La Liguria poi, sarà oltremodo penalizzata in quanto potrà esprimere solo 2 senatori.

Il numero di deputati rimarrà di 630, lasciando così una Camera pletorica con le stesse altissime indennità, rimborsi, eccetera. Al Senato rimangono competenze numerose, eterogenee e potenzialmente anche molto gravose: come faranno sindaci e consiglieri regionali a coniugare mandato territoriale e mandato senatoriale? E perché queste competenze - anche non legate ai territori - dovrebbero essere esercitate da un Senato non eletto dai cittadini?

La tanto ventilata semplificazione è in realtà un miraggio: aumenteranno i procedimenti legislativi e si faranno più incerti. I tempi stessi sembrano destinati ad allungarsi. Ci saranno più giudizi di costituzionalità di fronte alla Corte costituzionale. Viene creata inoltre una sproporzione totale rispetto alla Camera, assolutamente priva di senso: avremo 100 senatori da una parte e 630 deputati dall’altra.

Il Senato non costituirà un contropotere esterno rispetto alla Camera, non avendo particolari poteri di inchiesta e controllo. Non sono previsti neppure contropoteri interni alla Camera e il ruolo del Presidente e della Corte costituzionale rischiano di essere affievoliti dal complesso del testo.
Il combinato tra la riforma costituzionale e l’Italicum, che attribuisce un premio abnorme a una forza politica (anche del tutto) minoritaria, rende il Governo troppo poco controllato dal Parlamento, unico organo che dovrebbe essere espressione dei cittadini in una forma di governo parlamentare come la nostra.

La riforma non aumenta, e anzi per alcuni versi restringe, le possibilità di partecipazione diretta dei cittadini alle scelte politiche. La riduzione dei costi è minima, calcolata dalla Ragioneria generale dello Stato in un massimo di 58-60 milioni. Più efficace sarebbe ridurre, ad esempio, di un quarto tutti i parlamentari – deputati e senatori – e di un terzo tutti gli emolumenti.

Queste in sintesi le ragioni per le quali esprimero un voto contrario alla riforma e al referendum. Spero di avere future prossime occasioni di approfondire ulteriormente con tanti cittadini questo tema nelle piazze e nelle strade di Genova e di tutta Italia.


*Luca Pastorino deputato di Possibile