politica

Verso la consultazione popolare / 5
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Con il referendum costituzionale di novembre 2016 si va a votare a favore o contro la riforma Boschi-Renzi. Perché votare Sì e perché votare No? Proseguiamo con l'intervento di David Ermini, onorevole Pd e commissario del partito in Liguria, il dibattito sul tema della modifica costituzionale.

Gentile Direttore,

ci tengo a ringraziarla per aver organizzato questo spazio di approfondimento e per avermi dato l’occasione di chiarire le ragioni per cui voterò con convinzione Sì al referendum sulle riforme costituzionali.

Voterò Sì perché è il merito della riforma a convincermi. E vedo – nella sua approvazione – la possibilità per il Paese di una svolta, inseguita e tentata per decenni, che produca quell’insieme di ammodernamento, efficienza e giustizia sociale fondamentali per lasciarsi definitivamente alle spalle la crisi.

Tutte le opinioni sono legittime per carità, ma è indubbio che molte forze politiche giocano sulla politicizzazione del voto in funzione anti PD e utilizzano argomentazioni spesso fumose o pretestuose.

Tornerò poi su alcune considerazioni, ma intanto stiamo al merito di questa riforma il cui marchio di fabbrica a mio modo di vedere è la semplificazione.

Superamento del bicameralismo perfetto. È cuore della riforma. In quasi nessun Paese al mondo vige un sistema come quello italiano, dove – in sostanza – le due Camere hanno le stesse funzioni. Quante volte abbiamo assistito al balletto dei testi di legge che passavano da una Camera all’altra solo perché cambiava qualche virgola? E poi il ritorno in Commissione per esaminare le modifiche e nuovo ping pong che in alcuni casi ha portato alcune leggi ad avere 7 passaggi tra Camera e Senato. Tempi non più sostenibili per una democrazia moderna.

Con la riforma i ruoli di Camera e Senato vengono differenziati. La Camera diventa la protagonista del procedimento legislativo, conferisce e revoca la fiducia al Governo. Il Senato da 315 componenti passa a 100 (con un risparmio stimato in 500 milioni di Euro all’anno) concorre in alcuni casi precisi e limitati al procedimento legislativo e nella sostanza diventa la Camera delle rappresentanze territoriali e regionali.

Semplificazione dicevamo. E tagli ai costi. E allora via il CNEL (costo circa 1,8 milioni di euro), cancellazione delle Province, abolito il finanziamento pubblico ai gruppi politici regionali, taglio agli stipendi di Presidenti di Regione e di consiglieri regionali (non potranno percepire più del sindaco del Comune capoluogo).

Ancora semplificazione. Il rapporto Stato Regioni. Dal 2001 ad oggi l’incertezza sulle competenze tra Stato e regioni su materie concorrenti ha prodotto circa 1500 ricorsi che hanno ingolfato la Corte costituzionale e soprattutto ha rallentato la realizzazione di opere e attività che avrebbero prodotto benessere o servizi per i cittadini. La riforma ridefinisce ruoli e competenze tra Stato e Regioni con un più forte accentramento verso il potere centrale.

Da ultimo più efficienza e maggiore partecipazione. Massimo 70 giorni per l’approvazione delle leggi. Preventivo parere di legittimità da parte degli organi preposti per evitare che leggi approvate e funzionanti vengano dichiarate anticostituzionali dopo anni. Leggi di iniziativa popolare che devono essere analizzate e valutate dal Parlamento obbligatoriamente, mentre prima era facoltativo. Sostanziale abbassamento del quorum per determinare la validità del voto referendario.

Ecco queste in estrema sintesi le proposte contenute nella riforma e su cui i cittadini dovranno esprimersi.
E’ giusto che le persone votino anche tenendo in debita considerazione il quadro politico, ma invito tutte e tutti a votare pensando soprattutto ad una cosa: queste riforme servono al Paese? Sì o No? Io penso davvero di Sì.

La Costituzione nella sua prima parte, quella che riguarda i diritti fondamentali, le regole del vivere civile, a valori fondanti la nostra comunità, non viene affatto toccata. Giustamente è considerata, quella parte, tra le Costituzioni più belle e meglio scritte del mondo. Espressione di una cultura giuridica senza pari e frutto della sofferenza della guerra e della dittatura fascista. Quella parte non va toccata.

Ma il resto della Costituzione riguarda l’organizzazione dello Stato e quella si può e si deve sempre migliorare. Proprio per rendere esigibili i diritti e i valori espressi nella prima parte si ha bisogno di uno Stato moderno e al passo coi tempi. Se la recente legge sulla disabilità chiamata “Dopo di noi” - solo per fare un esempio - fosse stata approvata in minore tempo io penso che avremmo fatto un qualcosa di bello e giusto. La crisi e i tempi dell’economia ci impongono tempi di intervento minori. Con la Riforma si potrà fare.

Altri per il No poi paventano un’eccessiva concentrazione di potere, nelle mani del premier. A costoro va ricordato che non solo i poteri del Presidente del Consiglio non sono assolutamente toccati, ma che – per esempio – è stato ulteriormente alzato il quorum necessario per l’elezione del Presidente della Repubblica, organo supremo di garanzia degli equilibri tra i poteri.

Certo tutto è migliorabile, tutto è perfettibile. Ma in queste situazioni mi piace ricordare una cosa ovvia che proprio perché ovvia spesso è dimenticata: anche per fare 100 chilometri bisogna comunque fare il primo metro. L’importante è non sbagliare la direzione.