cronaca

Attenzione alta sui tentativi di inquinamento dell'economia legale
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"In Liguria "la dimensione 'polivalente' tipica delle proiezioni mafiose attive nella regione si traduce nella spiccata propensione all'infiltrazione di parte dell'economia legale, in particolare attraverso condotte di riciclaggio e reimpiego, e nel narcotraffico internazionale". E' quanto emerge dall'ultima relazione della Direzione investigativa antimafia (Dia), riferita al secondo semestre del 2019.

In base al report "la compenetrazione dell'imprenditoria mafiosa
nell'economia legale locale dimostra come le mafie si siano trasformate, in Liguria, da 'soggetto che si è infiltrato' a 'soggetto che si è integrato' perfettamente nel sistema economico del territorio". Nella relazione viene evidenziata la capacità delle cosche calabresi di entrare in connessione con imprenditori, professionisti, funzionari pubblici ed amministratori locali, ricordando le indagini degli ultimi anni che hanno spesso messo in luce "la capacità collusiva della criminalità organizzata con le amministrazioni locali e il sistematico tentativo di condizionarne l'attività decisionale". Una conferma "dei metodi e dell'azione messa in campo si può individuare nelle motivazioni della sentenza emessa il 7 giugno 2019 dal Tribunale di Genova nell'ambito del procedimento 'I Conti di Lavagna'", prosegue la relazione.

In Liguria sono in corso "le procedure per la gestione di 253 immobili confiscati, mentre altri 117 sono già stati destinati. Sono, altresì, in atto le procedure per la gestione di 20 aziende, mentre 8 sono state già destinate". Sono i dati pubblicati dall'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, citati nella relazione della Dia. "Immobili con relative pertinenze, box, autorimesse posto auto, terreni e imprese edili, alcune strutture ricettive, attività commerciali e immobiliari, rappresentano solo alcune delle tipologie di beni sottratti alle mafie in Liguria, concentrati, seguendo un ordine quantitativo decrescente, nelle province di Genova, Savona, La Spezia e Imperia".

Per il traffico di droga, la Liguria risulta esposta perché punto d'approdo ideale verso le piazze europee a Genova. "Gli ingenti quantitativi di stupefacenti rinvenuti e sequestrati nei porti di Genova e La Spezia continuano a rappresentare il motivo conduttore dell'azione criminale nel territorio ligure. In proposito, si conferma il ruolo di leader della 'ndrangheta, operativa da anni su tutti i principali scali commerciali del Mediterraneo e del nord Europa. La Liguria appare molto esposta, proprio perché ideale punto d'approdo e area di transito dello stupefacente verso le piazze europee e del nord ovest del Paese". La quantità di droga sequestrata ha registrato un incremento, rispetto al 2017, del 2.298% per l'eroina e del 105,93% per la cocaina, la maggior parte della quale intercettata presso la frontiera marittima del porto di Genova.

L'attenzione rimane alta sui tentativi di inquinamento dell'economia legale "a opera di gruppi criminali che vedono il coinvolgimento di soggetti dotati del know-how tipico dei contesti mafiosi. In tal senso si segnala la sentenza di condanna del 18 settembre 2019, emessa dal Tribunale di Genova a conclusione dell'inchiesta 'Albatros', condotta dai Carabinieri, a carico di imprenditori di origine calabrese (trapiantati nella regione da molti anni) e dei vertici di una municipalizzata che ha gestito la raccolta dei rifiuti solidi urbani per il comprensorio della Città Metropolitana di Genova, che sono stati condannati, a vario titolo, per corruzione, turbativa d'asta, reati in materia di falso e per diverse ipotesi d'abuso d'ufficio", conclude il report della Dia.