"Sussistono e sono attuali" le esigenze di applicazione delle misure cautelari ai 'furbetti del cartellino' del Comune di Sanremo per via dell'elevato numero dei loro comportamenti scorretti che è così "cospicuo tanto da divenire una prassi", per cui "del tutto ragionevolmente" il gip ha desunto "il pericolo di reiterazioni dei reati, anche tenuto conto della non eccessiva datazione dei primi accertamenti" e, il rischio di inquinamento delle prove dal momento che le indagini sono ancora in corso e sarebbe "agevole" la possibilità da parte degli indagati, se fossero liberi, "di concordare versioni di comodo in ordine agli addebiti".
Lo scrive la Cassazione nelle motivazioni - depositate oggi e relative all'udienza dello scorso 14 dicembre - che confermano la prima tranche di misure a carico di 25 indagati, tra i quali il famoso 'vigile in mutande', nell'inchiesta Stachanov che coinvolge 196 dipendenti assenteisti. Nella sentenza 3289 della Seconda sezione penale della Suprema Corte si esclude inoltre che il gip abbia fatto copia e incolla dal pm.
Ad avviso della Suprema Corte, non meritano condivisione le proteste dei legali degli indagati che hanno 'accusato' l'ordinanza del gip di Imperia, che lo scorso sei ottobre aveva disposto le misure cautelari, di essersi adagiata sulle richieste del pm senza compiere una autonoma valutazione del materiale di indagine.
In proposito la Cassazione rileva come "la circostanza che il gip abbia graduato le misure cautelari per qualcuno di essi ritenendo adeguata quella dell'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria invece degli arresti domiciliari, dimostra una valutazione autonoma circa la rilevanza delle singole emergenze investigative inerenti ciascun indagato, così come delle precipue esigenze cautelari in rapporto alle violazioni da ognuno di essi commesse". Tutto ciò, concludono gli 'ermellini', dimostra "l'assenza di appiattimento rispetto alle richieste del pm".
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'Furbetti del Cartellino' a Sanremo, la Cassazione: “La truffa era una prassi”
Così la Cassazione nel confermare le misure cautelari per recidiva e depistaggio
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