Neppure lo sciopero indetto dallo Snater, che in un'opera in cui la compagine corale ha un ruolo di primo piano ha limitato il numero dei coristi in scena e tolto dall'orchestra l'arpa che Mascagni impiega in alcuni momenti fondamentali, ha impedito a Cavalleria rusticana, secondo titolo del cartellone in questa stagione, di ottenere un grande successo in un Carlo Felice gremito.
Nell'opera la forza del Verismo italiano
D'altronde, il capolavoro di Mascagni esprime tutta la forza del Verismo italiano, rompendo gli schemi tradizionali dell'opera con la sua modernità e intensità drammatica dipingendo con realismo la società rurale siciliana e i suoi valori assoluti come l'onore, la vendetta e il dolore: la gelosia di Alfio porta al duello mortale con Turiddu in cui l'offesa subita può essere riparata solo attraverso il sangue. È la rappresentazione di una giustizia arcaica ma anche una riflessione sull'inevitabilità della sofferenza.
Buona prova di tutto il cast
L'allestimento, con la regia di Luigi Di Gangi e Ugo Giacomazzi, era già stato proposto a Genova nel 2019 se pure in accoppiata con Pagliacci. In questa circostanza lo ritroviamo da solo con la direzione musicale di Davide Massiglia che all'interno di un lavoro in cui il rischio è quello di scivolare in una lettura ridondante ha avuto intuizioni interessanti nei generosi slanci lirici di cui è disseminata la partitura. In un impianto scenico ispirato all'antico teatro greco hanno ben figurato Veronica Simeoni, eccellente Santuzza, Luciano Ganci, un generoso Turiddu e Manuela Custer nel ruolo di mamma Lucia.