William Shakespeare scrisse Romeo e Giulietta intorno ai trent'anni consegnando alla Storia una fra le prime tragedie compiutamente moderne, innestando all'interno di una convenzione consolidata una straordinaria fluidità di linguaggio che scavava in maniera per quei tempi all'avanguardia nelle profondità del mistero d'amore. Un meccanismo che fila come un treno: l'amore che sboccia reciproco a prima vista, la vicenda del matrimonio clandestino, Romeo bandito da Verona in seguito all'uccisione di Tebaldo, il suo precipitoso ritorno per vedere un'ultima volta Giulietta creduta morta e l'agghiacciante equivoco finale che porta alla distruzione dei due amanti, tutto coerentemente e irrimediabilmente indirizzato verso la catastrofe.
L'ensemble tedesco torna a Genova dopo quarantasette anni
Non è un caso dunque che una delle più note tragedie di tutti i tempi sia diventata spunto per creazioni in altre forme artistiche, dal cinema alla danza. E in questo campo un risultato di rara perfezione è stato possibile ammirare a Nervi grazie alla maestria del Balletto di Stoccarda che ha portato ai Parchi - a quarantasette anni di distanza dalla sua ultima presenza a Genova - la celeberrima coreografia ideata da John Cranko che per anni è stato il direttore della compagnia. Basandosi sulla musica di Sergej Prokof'ev che seguendo fedelmente l'evolversi della vicenda shakespeariana alterna momenti brillanti a episodi di intenso lirismo mischiandoli ad altri profondamente drammatici, Cranko aderisce con convinzione alla partitura focalizzandosi molto sui mondi di Romeo e Giulietta, ruotanti rispettivamente intorno agli amici Mercuzio e Benvolio da un lato e alla famiglia dall’altro, e sul loro anello di congiunzione, rappresentato da frate Lorenzo come a sottolineare l’estraneità dei due protagonisti alla realtà che li circonda tratteggiando in definitiva il mondo di due adolescenti in cerca di identità. Come testimonia la scena del passo a due dopo che Romeo fa scendere Giulietta dal balcone: due giovani che hanno appena scoperto l'amore, i cui cuori battono all'impazzata e che lasciano esplodere i loro sentimenti.
Eccellenza interpretativa
E se le bellissime scene corali ci hanno trasportato nella Verona rinascimentale shakespeariana teatro della sanguinosa faida tra le casate dei Capuleti e dei Montecchi con impetuosi combattimenti con la spada e vivaci momenti d'insieme, è impossibile non sottolineare la prova dei solisti: Marti Paixa, Matteo Miccini, Jason Reilly ma soprattutto Elisa Badenes, leggera come una libellula, elegante e straordinariamente comunicativa. E' anche grazie a loro che nonostante i suoi 63 anni l'opera appare e si percepisce ancora come attuale, un racconto cosmico mascherato da tragedia e un dramma personale tra due individui che casualmente si chiamano Romeo e Giulietta di cui Cranko ha colto perfettamente l'impetuosa intimità e la forza ineluttabile del loro tragico destino. Alla fine lunghissimi applausi, si replica questa sera.
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