Cronaca

Tra le richieste anche la modifica della norma o l'eccezione che ha fatto escludere il comitato dal processo. E davanti alla Prefettura di Genova in un 'magro' presidio: "Ci sentiamo soli, abbandonati anche dalla popolazione genovese"
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Un presidio silenzioso quello dei familiari delle 43 vittime di Ponte Morandi, che si sono dati appuntamento davanti alla Prefettura di Genova alle ore 17:30 prima di salire poi per un incontro con il prefetto di Genova Franceschelli. "Vittime dell’incuria", spesso sono stati definiti così dagli stessi parenti i 43 scomparsi il 14 agosto 2018, nel crollo del Morandi. Presenti diverse famiglie, da quelle genovesi a quelle che invece da fuori regione volevano comunque esserci per non spegnere il ricordo dei loro cari e per far sì che l'iter del disegno di legge da loro proposto possa proseguire verso l'approvazione. Primocanale ha seguito il momento in diretta sul canale 10 e in streaming. La proposta prevede che le vittime dell'incuria di beni pubblici vengano equiparate alle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata. In questo modo ai familiari andrebbe maggiore sostegno da parte dello Stato e della società civile.

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"Noi abbiamo presentato questo disegno di legge svariati mesi fa ai parlamentari liguri e piemontesi, oltre che in due commissioni alla Camera. Al momento giace in Parlamento e pensiamo che sia importante che venga approvato entro la fine della legislatura, per dare almeno un senso alla morte dei nostri cari. Lo Stato ce lo deve, approva quotidianamente leggi più o meno importanti e riteniamo che questa sia una proposta da ascoltare. La gestione della concessione è divisiva, ci sono forze politiche che non ci sentono e altre che comunque non hanno fatto molto. Almeno questa legge mette d'accordo tutti e può essere un segno tangibile", commenta la presidente del comitato ricordo vittime Ponte Morandi Egle Possetti a Primocanale. "Tante iniziative sono portate avanti dal Governo e le possibilità di questo impegno ci sono, se c'è la volontà: al prefetto chiediamo di farsi portavoce di questa richiesta ufficiale così come che la normativa per la costituzione di parte civile vada modificata, perché è inaccettabile che per essere ammessi al processo bisognasse costituire il comitato prima dell'accaduto: pensiamo sia necessario fare un'eccezione a questa norma o cambiarla". Dopo l'incontro ai familiari è stato assicurato da parte del prefetto l'impegno a portare l'istanza al presidente della Camera e ai ministeri competenti. 

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"Per me è una sfida, ormai voglio capire perché non ci hanno ancora dato ascolto su questo disegno di legge", così Paola Vicini, che nel crollo perse il figlio Mirko, l'operatore Amiu al lavoro quel giorno. "E' un riconoscimento dovuto", aggiunge Barbara Bianco, compagna di Andrea Cerulli. "Almeno questo, che sia un messaggio per il futuro. Spero che una tragedia così non avvenga mai più, ma questo disegno di legge potrà aiutare i familiari delle vittime". E con lei c'è Giovanna Donato, ex moglie di Andrea e mamma di suo figlio: "Non so più cosa dire a mio figlio, dopo tre anni la concessione è rimasta ad Autostrade, il processo è lì che ancora deve prendere un vero e proprio via, Andrea era la nostra luce. Ci manca, specie a Natale che era il suo periodo preferito". Adesso Barbara e Giovanna sono una 'famiglia allargata', riunita nel ricordo del portuale tifosissimo del Genoa, a cui sono stati intitolati i giardini di Granarolo. 

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"È sempre importante essere qui per chiedere giustizia, per me mio fratello, mia cognata e la mia nipotina erano persone speciali, ma purtroppo sono passati sul ponte nel momento sbagliato", commenta Antonio Cecala, arrivato con mamma Amelia che è provata: "Lo Stato ci ha abbandonato, il presidente della Repubblica Mattarella sta andando dappertutto e non è venuto da noi per due volte quando l'abbiamo invitato: è sempre doloroso per noi venire a Genova, quando ripenso al momento in cui arrivammo qui in quell'agosto 2018 mi viene male al cuore. Almeno questo ce la deve lo Stato, le vittime ci sono state per incuria, e l'approvazione avrebbe dovuto esserci d'ufficio". Il figlio Antonio le fa subito eco: "Vorremmo che la proposta di legge venisse accettata, anche per i familiari della strage del Mottarone, è una legge che vale per tutti". 

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"È dura, mi sarei aspettato la vicinanza di tanta gente e invece siamo ormai abbandonato anche dalla popolazione di Genova, qui oggi siamo soli. Ci contavo, oggi non c’è proprio nessuno", è amareggiato Giuseppe Matti Altadonna e addolorato, il cui orologio è sempre fermo ogni giorno a quelle 11:36. "Incontrare ogni volta gli sguardi degli altri familiari è un pugno nello stomaco". Con lui c'è la moglie Maria Grazia Lonigro e il figlio Michele Matti Altadonna che ricorda il suo 'fratellone': "Era un secondo papà, avevamo 20 anni di differenza, per me era un amico più grande. Per i suoi figli sto facendo tanto, Giuseppe - il mio nipotino - lo chiamava koala, io non mi sostituirò mai a lui ma voglio esserci per la sua famiglia. Qui c’è un grande senso di comunità, ma siamo comunque soli. È triste non vedere nessuno, stiamo combattendo non solo per mio fratello ma anche per tutta la comunità". 

Presidio vittime, l'avvocato Caruso sul processo: "Partenza entro primavera - LA SPERANZA

"Sono percorsi complicati questi e dobbiamo essere molto solleciti noi in primis per cercare di stimolare i politici", spiega il legale del comitato ricordo vittime Ponte Morandi Raffaele Caruso. "Il cuore di questo disegno è l'identificazione delle vittime dell'incuria, che perdono la vita o subiscono danni per carenze di tipo manutentivo, strutturale o progettuale". E sul processo si dice fiducioso nel rispetto dei tempi augurandosi che "il procedimento vero e proprio possa partire entro la primavera"