Una vasta rete di traffico illecito di sostanze dopanti, destinata principalmente al mondo del bodybuilding e dello sport amatoriale, è stata smantellata grazie a un’operazione coordinata dalla Procura della Repubblica di Savona. I carabinieri del Nas di Torino e Genova hanno condotto perquisizioni in oltre 40 province italiane, dal Nord al Sud, colpendo perlopiù appassionati e frequentatori di palestre che acquistavano online prodotti vietati per potenziare le prestazioni fisiche.
Il laboratorio clandestino
Al centro dell’indagine un laboratorio clandestino ad Albissola Marina, dove materie prime importate illegalmente dalla Cina venivano assemblate e confezionate. Per eludere i controlli finanziari e garantire l’anonimato, il gruppo criminale utilizzava sistematicamente pagamenti in criptovalute, custodite su wallet digitali, rendendo complesso il tracciamento dei flussi di denaro da parte delle autorità.
L’operazione, scattata su mandato del gip del tribunale di Savona con ordinanza del 18 dicembre, ha portato a due custodie cautelari in carcere per indagati domiciliati a Imperia e Varazze, e a due obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria per residenti ad Albissola Marina. I fermati hanno 34, 44, 54 e 64 anni.
Le accuse rivolte al sodalizio
Le accuse sono pesanti: associazione a delinquere, introduzione di sostanze dopanti prive di autorizzazione e commercio illecito di farmaci dopanti. Le sostanze in questione, come “Sarms” e ormoni peptidici, sono vietate dalla Wada (Agenzia mondiale antidoping) e considerate ad uso sperimentale, con gravi rischi per la salute: controindicazioni e effetti collaterali documentati da studi scientifici, che le rendono lecite solo in contesti medici supervisionati per patologie severe.
La vendita attraverso canali telegram
Secondo gli inquirenti, il sodalizio formato da due fondatori della società “Alkemya” (registrata in Olanda ma operativa in Italia dal 2021), un consulente informatico e i genitori di uno degli organizzatori – importava le materie prime dalla Cina, le lavorava nel garage trasformato in laboratorio e le vendeva tramite il sito web omonimo. L’uso di criptovalute era cruciale per l’invisibilità: i proventi, stimati in quasi 150mila euro, venivano incassati in asset digitali, permettendo transazioni anonime e transfrontaliere senza tracce bancarie tradizionali. Questa strategia ha richiesto l’intervento di esperti in cripto dei carabinieri antifalsificazione monetaria di Roma, che hanno sequestrato circa 20mila euro in valute virtuali.
Il 19 novembre, il gip ha disposto il sequestro preventivo dei proventi, del sito, del garage ad Albissola e di un ufficio a Varazze. Il 4 dicembre, durante l’esecuzione, sono state condotte 65 perquisizioni in tutta Italia, coinvolgendo i quattro indagati principali e 62 acquirenti sospettati di ricettazione – molti dei quali bodybuilders che effettuavano acquisti reiterati online. Il bottino: 5 apparecchiature farmaceutiche, 3 chili di principi attivi, 6mila ampolle, 5mila fiale, 2mila inalatori e 15mila pastiglie, quasi tutte marchiate Alkemya.