"Domani (giovedì 6 novembre ndr), i servizi sociali sono pronti ad attivare le soluzioni residenziali temporanee, nella fase transitoria, fino all'individuazione del percorso e della presa in carico degli occupanti con le istituzioni di competenza, a seconda delle situazioni e caratteristiche". Il Comune di Genova spiega che è in corso la ricerca di una soluzione per le 58 persone presenti all'interno dell'ex monastero di via Byron nel quartiere di Albaro a Genova. Una situazione complicata che intreccia diversi aspetti: le suore che gestivano il complesso sono state spostate, un istituto (l'Edit Stain Casa Raphael) che ha chiuso i battenti, una nuova proprietà che vuole prendere il controllo dell'area dopo l'acquisto (circa quattro mila metri quadrati e altri sei mila di giardino) e uno sfratto previsto dal Tribunale di Genova per il 6 novembre all'associazione.
La situazione
All'interno, spiegano le associazioni che stanno seguendo la vicenda, ci sono ancora 58 ospiti compreso una suora invalida. Lunedì sono intervenuti gli assistenti sociali dopo che era stata chiusa l'acqua potabile e il refettorio. Alle persone presenti all'interno della struttura era di fatto vietato di rientrare se decidevano di uscire a meno che non avessero figli minori a carico all'interno dell'ex monastero. Poi il servizio idrico è stato ripristinato ma il refrettorio è rimasto chiuso e gli ospiti si affidano agli aiuti di una Rsa confinante. Garantito l'ingresso e l'uscita di tutte le persone. Una questione complicata visto che l'associazione che gestiva la struttura nei mesi passati, nonostante l'ingiunzione di sfratto, ha continuato ad accogliere persone che cercavano un luogo dove stare.
Tra gli ospiti molti stranieri, famiglie e anche italiani
Tra loro ci sono molti stranieri: soprattutto peruviani ma c'è anche chi arriva dal Nord Africa e altri Paesi. Ci sono anche alcuni ospiti italiani bisgnosi di cure mediche specifiche. In molti casi si tratta di persone che non hanno un lavoro regolare o con situazioni di fragilità. Per stare nella struttura fino a pocho tempo fa hanno pagato anche una retta di circa 300 euro. Ora il Comune ha mosso i servizi sociali per permettere alle persone che devono lasciare la struttura di trovare un luogo temporaneo dove stare in attesa di soluzioni personali adeguate.