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Cronaca

Il legame con Genova di Filippo Piritore, negli anni '80 funzionario della Squadra Mobile di Palermo che nel 2010 divenne prefetto della città
2 minuti e 38 secondi di lettura
di Au. B.
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È agli arresti domiciliari Filippo Piritore, negli anni '80 funzionario della Squadra Mobile di Palermo poi diventato anche prefetto di Genova dal 2010 e il 2011, ora indagato per depistaggio delle indagini sull'omicidio dell'ex presidente della Regione siciliana, Piersanti Mattarella.

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Piritore è indagato per il depistaggio delle indagini 

Sentito dai pubblici ministero sul guanto trovato il giorno del delitto a bordo della Fiat 127 utilizzata dai killer (mai repertato né sequestrato), secondo i magistrati "ha reso dichiarazioni rivelatesi del tutto prive di riscontro, con cui ha contribuito a sviare le indagini funzionali (anche) al rinvenimento del guanto (mai ritrovato)".

Per i pm "le indagini sull'omicidio dell'ex presidente della Regione Mattarella furono gravemente inquinate e compromesse da appartenenti alle istituzioni che, all'evidente fine di impedire l'identificazione degli autori del delitto, sottrassero dal compendio probatorio un importantissimo reperto, facendone disperdere definitivamente le tracce".

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La versione di Piritore sul guanto scomparso 

"Il fatto" - si legge nella nota della Procura guidata da Maurizio de Lucia - "si colloca nell'ambito delle indagini che l'ufficio conduce con riferimento all'omicidio del presidente della Regione Piersanti Mattarella, evento che, per la qualità della carica che la vittima svolgeva, assume evidente carattere di ragione di specifico interesse pubblico". Il guanto, ritenuto un tassello importantissimo per risalire agli autori dell'omicidio, è sparito nel nulla. Ai pm, che l'hanno sentito come testimone a settembre del 2024, Piritore ha raccontato - mentendo secondo la procura di Palermo - di aver inizialmente affidato il guanto all'agente della polizia Scientifica Di Natale, che avrebbe dovuto darlo a Pietro Grasso, allora sostituto procuratore titolare delle indagini sul delitto. Il magistrato, sempre secondo il racconto di Piritore, avrebbe poi disposto di fare riavere il reperto al Gabinetto regionale di polizia Scientifica e Piritore, a quel punto, lo avrebbe consegnato, con relativa attestazione, a un altro componente della Scientifica di Palermo, Lauricella, per lo svolgimento degli accertamenti tecnici. L'indagato ha anche sostenuto che la Squadra Mobile era in possesso di una annotazione da cui risultava la consegna.

Testimonianze che "cozzano" con quella di Priritore 

Secondo l'accusa, però, quella raccontata dall'ex funzionario sarebbe una storia inverosimile e illogica da cui verrebbe fuori che una prova decisiva, tanto che della sua esistenza fu informato anche l'allora ministro dell'Interno Rognoni, sarebbe stata sballottata per giorni senza motivo da un ufficio a un altro. Le parole dell'ex funzionario, inoltre, cozzano con le testimonianze dei protagonisti della vicenda come Grasso e l'agente Di Natale, con la prassi di repertare e sequestrare quanto ritenuto utile alle indagini seguita all'epoca in casi analoghi e col fatto che al tempo, alla Scientifica, non c'era nessun Lauricella. "Filippo Piritore, consegnatario del guanto sin dal momento del suo ritrovamento, pose in essere un'attività che ne fece disperdere ogni traccia", gli contestano i pm. "Essa iniziò probabilmente a partire dall'intervento sul luogo di ritrovamento della Fiat 127, ove indusse la polizia Scientifica a consegnargli il guanto, sottraendolo al regolare repertamento e contrariamente a ciò che di norma avveniva in tali circostanze".

 

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