Le scritte sui palazzi dei Rolli in via GaribaldiSolo le immagini dell’estate 2001, durante il G8 a Genova, avevano restituito al giudice Giorgio Morando la sensazione di vera devastazione. Eppure, la Procura ha chiesto l'arresto per 26 indagati, accusati di aver partecipato a atti di devastazione durante una manifestazione anarchica andata in scena lo scorso 5 maggio, causando danni per circa 100mila euro nel centro storico, in particolare in via Garibaldi ai danni di alcuni palazzi dei Rossi, di bancomat e auto.
Richiesta respinta: dai Rolli al danno, solo danneggiamenti aggravati
Il gip ha respinto la richiesta, giudicandola sproporzionata rispetto ai fatti, riqualificando le condotte come semplici danneggiamenti aggravati, ben lontani dalla gravità del reato di devastazione, che prevede la reclusione da 8 a15 anni. La protesta, organizzata contro l’arresto di alcuni attivisti il 3 maggio, aveva visto circa 500 partecipanti imbrattare palazzi storici dei Rolli, esercizi commerciali e auto, danneggiando anche 18 telecamere di sorveglianza.Ordine pubblico a rischio?
La Procura ha puntato su un'accusa pesante, sostenendo che il corteo avesse turbato l’ordine pubblico, reso inaccessibile una zona della città e incusso timore nei residenti, con 17 chiamate al 112. Ma il giudice Morando, dopo aver analizzato video e fotogrammi della digos, ha smontato l’impianto accusatorio. "Mancano gli elementi tipici del reato di devastazione, sotto il profilo oggettivo e soggettivo”, ha scritto, sottolineando che i danni, pur gravi, non hanno compromesso la sicurezza collettiva né assunto "indiscriminatezza, vastità e profondità" richieste dalla giurisprudenza.Cassazione alla base: il G8 come metro di paragone
Il magistrato ha citato la Cassazione (sent. n. 18032/2012), definendo la devastazione come "un indiscriminato sfogo di istinto vandalico idoneo a mettere in serio e grave pericolo, oltre ai beni aggrediti, anche l’incolumità dei cittadini". Riferendosi al G8, ha aggiunto: "La percezione avuta nell’estate del 2001, raffrontata all’orientamento giurisprudenziale, può essere inquadrata nel reato di devastazione, diversamente da questi fatti".Ruolo minimo: ombrelli e striscioni non bastano
Gli indagati, molti studenti o disoccupati con piccoli precedenti per danneggiamenti, sono accusati di aver agevolato i danni alzando striscioni o ombrelli, ma il giudice ha rilevato: "Alzare un ombrello o uno striscione per occultare chi imbratta un muro non realizza un contributo rilevante". La sproporzione emerge anche nella valutazione del pericolo di reiterazione. Il pm aveva invocato misure coercitive basandosi sulla "totale assenza di controllo e senso del limite" dei manifestanti, ma il giudice ha escluso attualità, dato che l'episodio risale a un anno e quattro mesi fa, senza ulteriori disordini."Il pericolo di reiterazione non può ritenersi concreto né attuale", ha sentenziato, citando la Cassazione. Tra i danni quantificati, spiccano i 14.685 euro per Palazzo Spinola e i 12.361 euro per la BPER di piazza Banchi, ma la maggior parte resta non stimata. La decisione riflette un approccio di "adeguatezza e proporzionalità" (Corte Cost. n. 265/2010), escludendo misure per condotte isolate e risalenti. Gli atti tornano ora alla Procura che ha deciso di ricorrere al Tribunale del Riesame.
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