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Cronaca

1 minuto e 25 secondi di lettura
di Annissa Defilippi
Va avanti, a grandi passi, l’inchiesta sul decesso di Elton Bani, l'operaio morto dopo essere stato raggiunto da tre colpi di taser. Questa mattina si è svolto l'accertamento tecnico non ripetibile sulla pistola elettrica, i tecnici hanno estratto "la scatola nera" dell'arma estrapolando tutti i dati e andando alla ricerca di ipotetici malfunzionamenti che - a una prima analisi - sono esclusi. 
 
Procedono anche gli accertamenti tossicologici che ipotizzano la presenza di cocaina nel sangue del ragazzo, elemento che potrebbe aver contribuito al drammatico epilogo. L’incidente è avvenuto in circostanze ancora da chiarire pienamente. Bani, disarmato, sarebbe stato raggiunto da almeno due colpi di taser alla schiena, in presenza di quattro carabinieri. Le autorità stanno indagando per ricostruire la dinamica dei fatti e valutare la proporzionalità dell’intervento. Gli esami tossicologici, ancora in corso, saranno cruciali per determinare se l’assunzione di sostanze stupefacenti abbia influito sulle condizioni fisiche del giovane al momento dell’arresto.
 
Per l'avvocato Cristiano Mancuso che sostiene la famiglia della vittima bisogna portare prudenza:  "Indipendentemente da quello che saranno gli esiti finali degli esami tossicologici, le evidenze parlano di almeno due colpi di taser alla schiena su un soggetto disarmato, in presenza di quattro carabinieri, che si presume siano addestrati ad affrontare situazioni di questo tipo. Auspico che si porti rispetto a un ragazzo che non c’è più e che vengano evitate strumentalizzazioni”. La vicenda ha riacceso il dibattito sull’uso del taser da parte delle forze dell’ordine, sollevando interrogativi sulla formazione degli agenti e sulla gestione di interventi in situazioni critiche.
 
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