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Cronaca

2 minuti e 11 secondi di lettura
di Annissa Defilippi

Anche la Camera Penale di Genova è intervenuta sul tema del sovraffollamento della casa circondariale di Marassi. Dopo l’allarme lanciato dal garante dei detenuti Doriano Saracino, che ha denunciato una situazione insostenibile e nessuna novità positiva, si alza la voce del mondo dell’avvocatura.

"Aderendo all’iniziativa ’Ristretti in agosto’, promossa su tutto il territorio nazionale dall’Unione Camere Penali Italiane – spiega la presidente Fabiana Cilio, questa mattina, una nostra delegazione composta per l’occasione dagli avvocato Nicola Scodnik, da Nicoletta Guerrero, presidente della sezione gip del tribunale di Genova e dal sostituto procuratore Francesca Rombolà, ha fatto visita alla Casa Circondariale di Marassi".

"Il primo dato da riscontrare è che, purtroppo, la situazione in termini di presenze è assai peggiorata – continua Cilio –. Attualmente i detenuti sono oltre ottanta (di cui circa la metà in attesa di giudizio), con un notevole incremento verificatosi negli ultimi tempi a causa del generale sovraffollamento carcerario". Il carcere di Marassi è una struttura ottocentesca che ospita 675 detenuti, di cui oltre la metà composta da stranieri, ed al cui interno è presente un centro clinico che ha come bacino di utenza l’intera popolazione penitenziaria ligure.

Numeri che la dicono lunga sulla situazione emergenziale che si vive nel carcere di Marassi. "È evidente che tutto ciò non può essere ulteriormente sostenibile – mette in chiaro la Camera Penale –, non solo per i detenuti ma anche per il personale di polizia penitenziaria (quest’ultimo invece, manco a dirlo, sottodimensionato). E dunque è necessario che ci si attivi urgentemente nelle sedi competenti per alleggerire il soprannumero di cui soffre il Marassi".

L’iniziativa nasce per sensibilizzare e sollecitare l'opinione pubblica, la politica, i mondi dell'informazione e la magistratura a mettere in campo le azioni più opportune per riportare il carcere dentro i confini della legalità costituzionale, oltre che tutelare la dignità dei detenuti.  Si tratta, oggettivamente, di un istituto che si presenta del tutto inadeguato a dare risposte in termini di rispetto dei diritti dei detenuti, i quali soffrono condizioni di vita per la più parte inaccettabili, che molto spesso sono all’origine di pericolosi conflitti sociali tra la popolazione ristretta, come anche i recenti episodi accaduti a Genova hanno dimostrato. 

"Abbiamo in questo modo voluto dare un segno di attenzione e vicinanza da parte dei penalisti rispetto a tutte le problematiche penitenziarie mettendoci anche a disposizione per contribuire fattivamente con la nostra associazione all’opera di risocializzazione per cercare di costruire quell’indispensabile ponte ideale tra il carcere e il mondo esterno", conclude Cilio.

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