Nel pomeriggio di martedì 22 luglio, a Genova, un’operazione dei Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro ha portato all’arresto di un cittadino tunisino di 20 anni, irregolare sul territorio nazionale. Il giovane è accusato di resistenza e lesioni a Pubblico Ufficiale, in un episodio che ha avuto come teatro una barberia nel ponente genovese.Tutto è iniziato durante un’ispezione di routine nell’esercizio commerciale. I militari hanno sorpreso il 20enne al lavoro, ma al loro arrivo il ragazzo ha interrotto improvvisamente l’attività, ha raccolto in fretta i suoi effetti personali e ha cercato di scappare verso l’uscita. Insospettiti dal suo comportamento, i Carabinieri gli hanno chiesto di mostrare un documento.
Inseguimento e colluttazione
Invece di collaborare, il giovane ha reagito con violenza, tentando la fuga e colpendo con una testata uno dei militari vicino all’ingresso. La corsa è finita poco dopo: dopo un breve inseguimento a piedi e una colluttazione, i Carabinieri sono riusciti a bloccarlo all’esterno della barberia, con l’aiuto prezioso di alcuni passanti. Arrestato, il tunisino è stato poi sottoposto a udienza di convalida, al termine della quale gli è stata imposta la misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria.Ma la vicenda non si ferma qui. L’accertamento dell’impiego irregolare del giovane ha portato a ulteriori conseguenze.
Barberia chiusa
I carabinieri hanno sospeso l’attività della barberia per “lavoro nero” e hanno denunciato il datore di lavoro all’Autorità Giudiziaria. Il titolare è accusato di aver assunto un extracomunitario senza permesso di soggiorno, violando il Testo Unico sull’immigrazione, e di aver installato sistemi di videosorveglianza senza autorizzazione. Un caso che mette in luce non solo il problema dell’irregolarità, ma anche le responsabilità di chi sfrutta queste situazioni.