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Cronaca

Non è stata riconosciuta l'attenuante della provocazione
1 minuto e 17 secondi di lettura
di redazione

È stato condannato a 15 anni Gian Paolo Bregante, l'ex comandante di navi 72enne che a settembre ha ucciso la moglie Cristina Marini a Sestri Levante (Genova). Non è stata riconosciuta l'attenuante della provocazione. La difesa, rappresentata dagli avvocati Federico Ricci e Paolo Scovazzi, aveva chiesto il proscioglimento per totale infermità di mente e, in subordine, al seminfermità, mentre il pm Stefano Puppo aveva chiesto la condanna a 12 anni.

Il pm aveva ritenuto, nel calcolo della sua richiesta, la prevalenza delle attenuanti generiche sull'aggravante del femminicidio, quella della provocazione e ha chiesto di tenere conto anche del risarcimento del danno nei confronti del figlio della coppia Bregante ha rilasciato spontanee dichiarazioni davanti alla corte d'Assise (presidente Massimo Cusatti): "Ho tentato di salvarla in ogni modo - ha detto - poi quel giorno non ho capito più niente e le ho sparato".
 
L'uomo, dopo avere sparato alla moglie, aveva chiamato i carabinieri. Aveva sostenuto di averla uccisa perché lei non voleva curare la depressione. Questo, secondo il suo racconto, avrebbe comportato un peggioramento delle sue condizioni rendendola sempre più insofferente e aggressiva. "Non avevo mai pensato di ucciderla, al massimo in quest'ultimo anno ho pensato un paio di volte di darle uno schiaffo. Non so cosa mi è successo, alla fine sono esploso", le sue parole davanti al giudice dopo l'arresto. La gip aveva scritto che l'ex comandante aveva ucciso "in preda a un raptus".

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