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Cronaca

Le norme "di autotutela, il miglioramento della sicurezza - ha sottolineato il pubblico ministero - arrivano sempre dopo le tragedie, come ci hanno insegnato il Titanic o altre disgrazie. Invece, dopo la tragedia del Morandi non è cambiato nulla"
1 minuto e 8 secondi di lettura
di Redazione

La tragedia di Avellino e il crollo del ponte Morandi (14 agosto 2018, 43 vittime) "non hanno insegnato nulla. E gli ispettori non hanno cambiato la 'politica' dei controlli falsificati". È quanto detto in aula oggi dal pm Walter Cotugno che, con il collega Marco Airoldi, sta portando avanti la requisitoria nel processo a carico di 57 imputati.

Le norme "di autotutela, il miglioramento della sicurezza - ha sottolineato il pubblico ministero - arrivano sempre dopo le tragedie, come ci hanno insegnato il Titanic o altre disgrazie. Invece, dopo la tragedia del Morandi non è cambiato nulla". A dimostrazione del suo ragionamento, il pm ha ricordato i controlli fatti con i binocoli "per controllare anche da lontano i dettagli più piccoli dell'opera" o l'ispezione della galleria Bertè, in A26, fatta andando veloce in macchina e cantando "Non sono una signora". Quel controllo "superficiale venne fatto un mese e mezzo prima del crollo di due tonnellate di cemento".

Per l'accusa i report venivano falsificati per risparmiare sulle manutenzioni. Un risparmio che poi si traduceva in maggiori dividendi da distribuire agli azionisti. Di quei risparmi "nessuno in Spea (la società ex controllata da Aspi) si è mai lamentato, nessuno ha detto nulla sulla scarsità delle risorse per realizzare la sorveglianza".

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