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Cronaca

Sino a 60 persone per turno entrano nel centro Afet dell'ex ghetto del centro storico perché affamati o bisognosi di un posto dove riposare, poi all'una tutti devono tornare in strada. A due passi l'immagine choc di vico Adorno invaso da consumatori di crack
2 minuti e 57 secondi di lettura
di Michele Varì
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Fra gli ospiti c'è anche uno straniero che con un cappuccio in testa per non farsi riconoscere denuncia in modo anonimo le presunte violenze che, a suo dire, commetterebbero le persone in divise in ogni città italiana nei confronti dei migranti, una denuncia che il migrante però non vuole circostanziare e ripete in inglese, "perché tutto il mondo deve sapere". Noi l'ascoltiamo, ma non possiamo pubblicarla visto che l'uomo non ha il coraggio di spiegare e dettagliare cosa vuole dire e chi sarebbero i violenti.


Una luce nel buio sino all'una di notte

 
Quell'uomo è solo uno dei tanti "disperati" del bar di vico Croce Bianca, nell'ex ghetto dove si ha paura ad passare anche di giorno, e dove le notti sono sempre più lunghe da oltre un mese, da quando il presidio sociale di Afet Aquilone rimane aperto sino all'una della notte, come hanno voluto e finanziato il neo assessore comunale Enrico Costa e l'assessore regionale Massimo Nicolò.
All'inizio erano una decina, ora sono una sessantina le persone che transitano nel centro, per uno snack o per un tè, a volte, quando c'è, anche per un frugale piatto caldo o anche per riposarsi qualche ora prima di tornare in strada: quasi tutti gli utenti sono stranieri, per buona parte clandestini, ma ci sono anche ragazze italiane che fanno marchette, si prostituiscono per una dose di crack.
Stanotte fra i cinque operatori di turno ad Afet un ragazzo del Burkina Faso (arrivato in Italia tanti anni fa con i barconi), e poi c'è Lara (nella foto), che racconta di come il numero delle persone che entrano lì è in continuo aumento, "c'era bisogno di un servizio così".

L'immagine choc del vico dei consumatori di droghe

 
Non è facile raggiungere il centro Afet di vico Croce Bianca da sempre presieduto da Miriam Cancellara perché lì di notte nessuno passa se non ci abita o se non ha bisogno di una dose: l'immagine che mostra vico degli Adorno è choc, è piena di tossicodipendenti che consumano droga, seduti, in piedi accovacciati, tutti avvolti in nuvola di fumo, cocaina, crack, stranieri, c'è anche una ragazza italiana sdraiata per terra, e poi l'avvertimento al cronista di un marocchino senza denti che sembra avere voglia di raccontarsi, "metti via il cellulare sennò rischi, qui per un telefonino da rivendere per una dose sono disposti a tutto".

Accoltellamenti e rapine


L'altra notte al Centro Afet hanno soccorso un ragazzo accoltellato, ma in quei vicoli le aggressioni sono una routine, come le rapine.
 
Nel nostro viaggio nei vicoli di notte, da Canneto, San Lorenzo, Banchi, San Luca, via del Campo e il ghetto, fra le 23 e l'una di notte abbiamo visto solo topi, gruppi di spacciatori sfacciati, "zio perché mi guardi male?", e disperati. Come dire, è meglio guardare a terra. Nessun poliziotto, carabiniere, agente della locale, forse perché è l'ora a ridosso del cambio dei turni, come sanno anche i delinquenti, ma non c'è giustificazione a tanto abbandono di una parte di Genova che ha la stessa dignità di Nervi e Albaro, di Pegli e Carignano.

L'unica divisa è quella di un guardiano


L'unica divisa che si muove fra quel marciume è stata quella di un guardiano che svolge il suo servizio con lo sguardo a terra. Se non vuoi guai lì è meglio non vedere. Poi all'una, quando anche il presidio di Afet abbassa la saracinesca, quei vicoli tornano quello che sono sempre stati: una squallida terra di nessuno.
 

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